Gucci lascia il Calmaggiore. Fiori e dolci in via Palestro

Gucci lascia il Calmaggiore e Treviso. Il marchio superlusso di moda Italiana, da anni a due passi da Piazza dei Signori, ieri ha chiuso battenti staccando anche l’insegna. Segni inequivocabili di...

Gucci lascia il Calmaggiore e Treviso. Il marchio superlusso di moda Italiana, da anni a due passi da Piazza dei Signori, ieri ha chiuso battenti staccando anche l’insegna. Segni inequivocabili di una uscita di scena che sta facendo parlare molti, moltissimi trevigiani.

Le ragioni della chiusura? L’azienda non si sbottona: «Confermiamo la chiusura della boutique», si limita a puntualizzare Gucci, «a seguito della decisione dell’azienda di consolidare la presenza del marchio su un numero più concentrato di negozi. La decisione è stata tempestivamente comunicata a tutto il personale».

E pensare che nei tempi dei saldi, quando Gucci fece il suo ingresso nel centro storico, il negozio faceva registrare file alla porta e rendeva necessario l’intervento di un bodyguard per tenere ordine tra quanti speravano di accaparrarsi uno dei capi firmati a prezzo un po’ più abbordabile.

Sulla chiusura discutono i negozianti vicini e i tanti trevigiani che ieri hanno assistito allo smantellamento. «Se chiude Gucci...», sibillava qualcuno richiamando in causa la crisi del centro.

Possibile che il capoluogo, per il marchio, abbia perso appeal? È una possibilità. Ad equilibrare i pesi della bilancia ci provano però altre iniziative imprenditoriali, soprattutto lungo via Palestro dove, dopo mesi di negozi vuoti, in questi giorni si preparano nuove aperture: un fioraio e un negozio di dolci. Il primo aprirà nello spazietto commerciale adiacente la Colonnetta, il secondo negli spazi una volta occupati dal negozio di vini e champagne extralusso. E fa notizia anche il fatto che il vecchio immobile a tre piani all’incrocio tra via Palestro e via Pescheria, quello che al pianterreno ospita il fruttivendolo e un tempo anche il panificio Vacilotto (ora a San Francesco) sia stato ufficialmente messo sul mercato.

Il palazzo, proprietà della comunità ebraica veneziana, viene dato in affitto a chi si impegni nel completo restauro a fini commerciali dell’edificio (i soldi verranno scomputati dall’affitto). Secondo i ben informati, la comunità avrebbe già ricevuto alcune offerte, ad occuparsi del caso una nuova agenzia di intermediazione che punta ad attirare su Treviso anche l’interesse di investitori londinesi. Che sia la volta buona? Nel palazzo, esercizi commerciali a parte, il disuso dura da anni.

A cercare di tenere la schiena dritta ci sono poi i commercianti di Sant’Agostino, che hanno organizzato un’estate di concerti il venerdì sera per tenere viva una piazza e un rione che ancora non vede il ritorno di fiamma della pedonalizzazione della vicina San Leonardo. E proprio lì poi, in tanti continuano a storcere il naso: «Gli alberi non bastano a riqualificare la piazza», dove il divieto di transito fa il pari con ancora varie vetrine in cerca di occupanti.

(f.d.w)

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