Gruppo Basso di Treviso, immobili in liquidazione

Mossa sulla spa con 120 milioni di dote. «Priorità il risanamento: non coinvolti Bhr, Lefim, Sogeicom e le Costruzioni»

TREVISO. È andata in liquidazione, con un autentico blitz estivo, in piena settimana di Ferragosto, la società Gruppo Basso spa, che ha in pancia anche parte del patrimonio immobiliare del gruppo di Treviso, sede sulla Feltrina, e un capitale sociale di 95 milioni di euro (interamente versato) e non comprende gli immobili legati alle società operative del gruppo nato nel 930, ovvero la Bhr resort, la Lefim, la Basso cav. Angelo Costruzioni e la Sogeicom: «Tutte società», dice l’azienda, «il cui giro d’affari tende a crescere e proseguono nella loro attività corrente e che non sono coinvolte in questo processo riguardate esclusivamente la società immobiliare».

Dal notaio

I vertici del gruppo presieduto da Mario Basso – a cui fanno capo fra gli altri il complesso del Bhr Hotel di Quinto, la Lefim e il centro commerciale di Roncade lungo la Treviso-Mare, aperto dopo un faticosissimo e infinito iter burocratico e amministrativo – si sono recati dal notaio, ponendo in liquidazione volontaria la spa, società controllata creata nel piano della crisi aziendale per farvi confluire i debiti del gruppo ma anche l’intero patrimonio immobiliare posseduto in diverse zone nel Nord Italia, per far fronte appunto alle passività.

L’atto è in fase di deposito alla Camera di Commercio, dopo che l’iter della liquidazione è stato concluso a fine agosto. Si attende la nomina del liquidatore, verosimilmente Vittorio Raccamari, che dovrà compiere innanzitutto una puntuale ricognizione sullo stato dell’arte, con l’esame dei beni e dei conti della società.

La riorganizzazione

«In continuità con l’accordo di ristrutturazione del Gruppo Basso, sottoscritto con il ceto bancario nel 2016, l’azienda comunica di aver deliberato la liquidazione selettiva ordinata di immobili della società», dice una nota dell’azienda, «con questo passaggio tecnico, già previsto dal predetto accordo di ristrutturazione, la società ha incaricato Vittorio Raccamari, esperto del settore e per anni presidente dell’ordine dei commercialisti, quale liquidatore».

Di fatto, è stata avviata, con questa operazione, una riorganizzazione della società: «La nostra controllata prosegue quindi la propria attività caratteristica con la valorizzazione del proprio patrimonio mediante cessione delle immobilizzazioni collocate nelle aree più ricche del Paese quali Toscana, Triveneto, Lombardia ed Emilia Romagna», continua la nota dell’azienda.

Come mai questa mossa? «Le difficoltà del comparto Real Estate degli ultimi 10 anni non hanno rallentato l’attività di gestione immobiliare del Gruppo Basso spa, che ha completato importanti iniziative commerciali e collocato in locazione svariati immobili nelle aree in cui opera», spiega l’azienda, «La fase tecnica che va ad aprirsi contribuisce a rinsaldare la stabilità del momento e garantisce l’operatività corrente della società Gruppo Basso spa».

È evidente la necessità di proseguire l’opera di risanamento e di ristrutturazione dei debito. Secondo i bene informati, la società non avrebbe rispettato negli ultimi mesi le tappe prevista dal rigoroso piano di ristrutturazione, e la liquidazione è stata scelta come strumento “tattico”: da un lato per tamponare la tendenza dell’ultima congiuntura non favorevole ai conti; dall’altro per tentare nuove strade in grado di far rientrare il risanamento finanziario nei binari tracciati. Spetterà ora al liquidatore prospettare nuove soluzioni o ricette in gradi di sbloccare la situazione. In ambienti economici, sembra che lo stessa holding della famiglia Basso abbia provato a sondare alcuni investitori negli ultimi mesi, per provare a sovvertire l’andamento dei conti della società, offrendo i pezzi pregiati del portfolio immobiliare, ma che non sarebbero arrivate le risposte e i feedback sperati.

«Una mossa tecnica»

Di qui l’opzione della liquidazione della società. Una «mossa tecnica», è così che viene valutata negli ambienti economici e finanziari della Marca trevigiana la scelta, per molti assolutamente inattesa, della famiglia Basso. Ma è anche la spia del tentativo di arginare prima possibile una “deriva” che poteva mettere in discussione l’intera procedura di rientro, con tutte le conseguenze del caso. E comunque della difficoltà dell’operazione di risanamento intrapresa dal gruppo, a suo tempo, per far fronte all’esposizione finanziaria.

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