Gli inglesi vogliono Villa Vendri megaresort sulle colline Unesco

PIEVE DI SOLIGO
Arrivano gli investitori per un progetto da 50 milioni che rigenererà Villa Vendri, in centro a Pieve di Soligo, trasformandola in un hotel di lusso. La società inglese “Kingham Leigh-hotel internazionale e sviluppatore di resort” è ritornata alla carica, anzitutto con l’amministrazione comunale.
«Noi abbiamo ribadito la nostra disponibilità al loro progetto, perché lo studio progettuale di ristrutturazione preserva l’identità architettonica dell’immobile – conferma il sindaco Stefano Soldan – ed anche perché la finalità è proprio quella di qualificare l’offerta di accoglienza di questo territorio Unesco». Dunque, i promotori ci sono già. C’è pure l’obiettivo: il primo hotel boutique del Veneto, immaginato secondo standard internazionali di lusso. C’è pure il gestore: per un’ospitalità da circa 75 camere da letto e suite di grandi dimensioni, un ristorante internazionale, un “Prosecco bar” (Docg, ovviamente), sale congressi, una piscina all’aperto e un centro benessere, con vinoterapia.
Piers Schmidt ha già trovato investitori e ne cerca altri, i suoi collaboratori sono sul pezzo. «Quando il quadro sarà completato, ci siederemo attorno ad un tavolo e perfezioneremo l’accordo» assicura il sindaco. A quanto pare, entro l’anno la cornice dovrebbe essere predisposta.
Nel 2022, invece, sarà perfezionato il progetto e verranno appaltati i lavori. Il cantiere continuerà per due anni. Schmidt ha dichiarato durante la visita dei giorni scorsi, che Pieve di Soligo è il sito ideale, per natura e storia, dove far convergere i turisti che in futuro spazieranno, sempre di più, fra Venezia e le Dolomiti. «I turisti internazionali conoscono soprattutto Venezia e il nostro obiettivo è quello di portarli a scoprire le bellezze che si trovano a poca distanza dalla città lagunare. Il Covid ha colpito molto il settore dell’ospitalità e i mercati finanziari si sono fermati per un po’. Tanti investitori pensavano di poter acquistare gli alberghi falliti a causa della pandemia ma, in realtà, ci sono stati meno fallimenti del previsto». —
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