Gli aironi divorano le trote, il Parco deve ripagare

QUINTO. Aironi così voraci da dimezzare l'allevamento di trote: piscicoltore fa causa al Parco del Sile e vince, dopo più di quindici anni, il primo round. L'ente è stato condannato a pagare la somma di 430.582,68 euro. Ma la situazione, nonostante il pronunciamento del tribunale di Venezia, è già in stand-by.
I giudici, su richiesta dell'Ente Parco, hanno infatti concesso la sospensiva dell'efficacia esecutiva della sentenza e nelle prossime settimane dovrebbe svolgersi una nuova udienza, con la comparizione delle parti. La vicenda risale agli Anni Novanta, quando quella degli uccelli ittiofagi era una piaga che aveva messo a serio rischio l'attività di Emanuele Durigon, titolare della piscicoltura in via Cornarotta a Santa Cristina, proprio di fianco all'Oasi Cervara, con 45 anni di storia alle spalle. In quegli anni gli uccelli ittiofagi, ovvero aironi ma anche tarabusi, avevano iniziato a depredare le vasche di Durigon: le coppie di uccelli si erano moltiplicate esponenzialmente, anche in virtù della

Emanuele Durigon aveva chiamato in causa l'Asl, l'Ispettorato del lavoro, l'Istituto nazionale di fauna selvatica. «La soluzione per scongiurare tutto questo sarebbero state le reti per proteggere le vasche, ma per l'impatto ambientale non avevo potuto installarle subito», spiega l'imprenditore, che all'epoca aveva stimato i danni a causa degli aironi in quello che oggi è più o meno un milione di euro. E proprio per vedersi rifuso il danno, aveva chiamato in causa l'Ente Parco del Sile, imputando alla fauna selvatica del Parco i danneggiamenti alla propria attività. Con gli anni la cifra chiesta come risarcimento era stata ridimensionata. Nel 2011 era arrivata una prima sentenza del tribunale di Venezia, nelle scorse settimane è stato depositato il pronunciamento definitivo che condanna l'Ente Parco del Sile a pagare 385.160,85 euro più gli interessi legali, le spese legali per altri 23.450 euro. Alla fine la somma complessiva che Durigon si aspetta dal Parco è di 430 mila euro. Nella sentenza era stato riportato che il pagamento doveva essere fatto entro dieci giorni.
Un punto, questo, contro cui si è mosso il Parco con i suoi legali: il creditore nei confronti di una pubblica amministrazione non può procedere ad esecuzione forzata, né a notifica di un atto di precetto prima di 120 giorni dalla notifica del titolo esecutivo. L'Ente ha fatto ricorso bloccando il pagamento, e anche Durigon ha presentato ricorso perché si aspettava un risarcimento maggiore. «Non è da imputare al Parco il problema degli uccelli», sostiene Nicola Torresan, presidente dell'Ente, «abbiamo ottenuto la sospensione dell'efficacia della sentenza, siamo ottimisti e speriamo di riuscire a far calare ulteriormente il conto da pagare». Anche perché una tal somma da sborsare paralizzerebbe il Parco. E se la causa in tribunale sta ancora andando avanti, per Emanuele Durigon nei giorni scorsi si è profilata pure la beffa: «Mi è stato notificato un pignoramento da 10.300 euro da parte del consulente tecnico d'ufficio, un dottore agronomo che aveva seguito la causa», denuncia l'imprenditore, «eppure questo tipo di spesa era a carico del Parco. Dopo il danno anche la beffa. Questa è l’Italia».
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