Giro di squillo alle Logge, stangati i locatari

Proprietario e affittuaria degli alloggi a luci rosse condannati per favoreggiamento della prostituzione
Doro Castelfranco operazione carabinieri finanza e polizia municipale anti prostituzione alle Logge Doro Castelfranco alba controlli carabinieri finanza e vigili anti prostituzione
Doro Castelfranco operazione carabinieri finanza e polizia municipale anti prostituzione alle Logge Doro Castelfranco alba controlli carabinieri finanza e vigili anti prostituzione

CASTELFRANCO. Sono arrivate le condanne per il giro di squillo al residence alle Logge di piazza Europa Unita. Il tribunale di Treviso, per l’accusa di favoreggiamento della prostituzione, ha inflitto quattro anni di reclusione a Fabio Barbiero, 45enne di Volpago, e due anni di reclusione, pena sospesa, a Simone Alves da Silva, 40enne brasiliana, residenti in città.

I due, secondo la Procura di Treviso, in accordo tra loro tra il novembre 2009 e il gennaio 2010 avrebbero messo a disposizione di un paio di transessuali e di diverse prostitute due appartamenti in piazza Europa Unita, ai civici 5 e 47. Stando alle indagini il via vai di persone che frequentavano quelle stanze a luci rosse avrebbe insospettito alcuni residenti che avrebbero messo in allarme le forze dell’ordine di Castelfranco.

Scoperto il giro di prostituzione in casa, gli inquirenti sarebbero poi risaliti ai due imputati che, secondo l'accusa, avrebbero concesso gli spazi. In buona sostanza, Barbiero era il titolare dei due appartamenti e Da Silva era l'affittuaria che poi si occupava di organizzare il giro di prostituzione all'interno dei due appartamenti.

Per provare che favorivano la prostituzione di lucciole e transessuali, affittando il loro appartamento di Castelfranco, il giudice aveva disposto la trascrizione delle intercettazioni ambientali in cui i due imputati parlavano del loro business.

Si tratta dello stesso complesso in cui si consumò l'omicidio di Aline, al secolo Mateus Da Silva Ribeiro, il transessuale 24enne soffocato nel gennaio 2009 da Harouna Bance (28enne del Burkina Faso condannato a 16 anni di carcere). Bance non ha mai negato di essere l'assassino di Aline, che è stata prima colpita con un pugno che l'ha raggiunta al naso e al labbro superiore e che l'ha stordita, e poi strangolata con il copridivano da Harouna Bance. Non è mai stato chiarito chiaro invece il movente che ha spinto il giovane del Burkina Faso a compiere l'omicidio. Per quel delitto Harouna Bance è stato condannato a 16 anni di carcere. Secondo il suo avvocato, Francesco Murgia, il giudizio era stato equilibrato, anche se non era stato chiarito il movente. «L'imputato», secondo il legale che l'ha difeso in primo grado, «ha avuto paura della propria reale identità sessuale. Ancora oggi difende la propria eterosessualità».

Qui si verificò anche l’incendio dell’agosto 2010 del sexy shop Donna di Kuori, e venne effettuata una lunga serie di controlli dei carabinieri per combattere il fenomeno dell'immigrazione clandestina.

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