Giovane maestro di sci cade e muore in pista

CARBONERA. Una discesa che per lui, maestro di sci di lunga esperienza, non poteva presentare alcuna difficoltà: quei 400 metri del campetto scuola Loita, a Misurina, li aveva scesi centinaia, migliaia di volte, durante le lezioni che dava ai più piccoli. Eppure una tragedia assurda lo attendeva ai lati della pista, con una banale caduta costatagli la vita. Una morte che fatica a trovare una logica quella che ieri pomeriggio si è portata via il trevigiano Federico Tommasi, 37enne insegnante e allenatore di sci originario di Carbonera. Il banale e incredibile incidente intorno alle 15.20, a circa metà della pista. Tommasi, che aveva terminato l’ultima lezione alle 14, aveva appena finito di pranzare con colleghi e amici nel ristorante del rifugio posizionato in cima al campo scuola.
Stava scendendo al fianco dell’amico Alessandro, anche lui maestro di sci della scuola Sci Tre Cime Misurina, quando all’altezza di una leggera curva, a bordo pista, ha puntato contro un mucchio di neve ammassata, forse nel tentativo di appiattirlo. Un ostacolo irrilevante, apparentemente nessun rischio, ma al loro passaggio gli sci si sono praticamente inchiodati, di colpo, con il 37enne che, forse tradito proprio dalla consistenza della neve, è stato catapultato in avanti. Quasi una capriola, prima del brusco atterraggio sulla pista. Un impatto a bassissima velocità, ma rivelatosi fatale. L’amico non ci ha quasi fatto caso sul momento, una caduta troppo banale. Ma Federico non si rialzava, non si muoveva, non rispondeva. Pochi attimi per capire il dramma che si stava consumando. I primi tentativi di soccorrere il collega, la richiesta di aiuto rivolta agli ormai pochi presenti in pista. Insieme a un medico che si trovava in zona per le vacanze e subito accorso sulla pista il collega di Tommasi ha tentato le procedure di rianimazione: Federico non era più cosciente, ma respirava ancora.

Immediata la telefonata al 118, subito girata dal Suem al centro operativo dell’Aiut Alpin di Bolzano, l’eliambulanza più vicina, che nel giro di un quarto d’ora ha raggiunto il luogo dell’incidente. Sbarcato sul campo scuola Loita, il personale dell’elisoccorso ha subito collegato al 37enne il defibrillatore, avviando le procedure di rianimazione. Soccorsi andati avanti per oltre mezz’ora, ma inutilmente: l’arresto cardiocircolatorio è subentrato intorno alle 16. Chiara la diagnosi stilata dal medico dell’eliambulanza: rottura delle vertebre cervicali. Con l’elicottero dell’Aiut Alpin ridecollato senza nessun paziente a bordo alla volta della base di Pontives, sul posto sono giunti poco dopo anche i carabinieri della territorialmente competente stazione di Auronzo, per i necessari atti di polizia giudiziaria. Ricevuta l’autorizzazione alla rimozione del corpo, sono stati poi gli uomini del Soccorso alpino, impegnati in zona nel servizio di soccorso piste, a trasportare la salma fino alla strada, dove ad attenderla c’era il carro funebre.

«Non riesco a crederci, è troppo assurdo». Fatica a trovare le parole Mauro Dionori, direttore della Scuola sci Tre Cime Misurina, collega e amico di vecchia data di Federico Tommasi. «È stato con noi sin dagli inizi, da quando nel 2003 abbiamo aperto la scuola. Non solo uno dei nostri migliori maestri e allenatori, era un nostro socio. Un amico, anzi un fratello: ci conoscevamo da 30 anni, da piccoli gareggiavamo insieme, siamo cresciuti insieme e sempre insieme avevamo conseguito l’abilitazione come maestri di sci, nel 1998. Era uno sciatore esperto, ma su un campo scuola i pericoli non ci sono praticamente per nessuno: lì ci portiamo i bambini che vogliono imparare a sciare, le pendenze sono davvero irrisorie. Eppure Federico non c’è più». Ad avvisare Mauro Dionori dell’incidente è stato Alessandro Da Fies, il collega con cui il 37enne aveva pranzato e con cui stava sciando.
«Ero su un’altra pista, quando mi ha telefonto, dicendomi di correre che Federico si era fatto male sulla Loita. Ho quasi pensato a uno scherzo, cosa può succedere su un campetto scuola. Non potevo immaginare quello che era successo». Da Carbonera, dove abitava, Tommasi saliva a Misurina appena poteva: qualche giorno per sciare, per rivedere gli amici e per lavorare. «Era arrivato martedì, alloggiava da mia padre, ad Auronzo. Un ragazzo di grande simpatia, solare, sempre pronto a fare festa, sempre allegro.
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