Affitto non pagato, ora la Gioielleria Pesce dovrà risarcire il Comune di Treviso

Il tribunale di Treviso condanna la gioielleria Pesce a pagare oltre 85mila euro al Comune per il contenzioso sull'ex sede di via Carlo Alberto. Ma la titolare contesta: «Due sentenze opposte, valuteremo il da farsi»

Federico De Wolanski
Treviso, gioielleria condannata: 85mila euro da risarcire al Comune
Treviso, gioielleria condannata: 85mila euro da risarcire al Comune

La bellezza di circa 85 mila euro. Tanto dovrà risarcire all’amministrazione comunale la gioielleria Pesce di via Sant’Agostino. A decretarlo è stato il tribunale di Treviso dopo il contenzioso nato tra le parti a seguito della maxi ingiunzione di pagamento inviata dal Comune al negozio e da questo contestata.

I fatti risalgono a dieci anni fa, quando la nota gioielleria cittadina occupava gli spazi di via Carlo Alberto vicini all’ex cinema Astra, un immobile comunale (a tutt’oggi rimasto sfitto come altre proprietà comunali adiacenti) per cui pagava regolarmente l’affitto fino a quando non si è innescato lo scontro.

Galeotta fu la porta

Ad accendere la miccia è stata la porta, o per meglio dire il portone blindato del vecchio esercizio commerciale che a detta della gioielleria «non funzionava e l’amministrazione non ha provveduto a sistemare». Di qui le tensioni, sfociate con la decisione dell’affittuario di smettere di pagare l’affitto, imputando al Comune «di aver compromesso l’attività non intervenendo con le sistemazioni che gli spettavano».

Così per tre anni, fino al trasloco nel 2019 nell’attuale sede. Il Comune, che aveva già avviato uno sfratto contestando la decadenza del contratto, ha avviato una pratica di recupero crediti per decine di migliaia di euro. Su questa la causa legale che oggi il tribunale di Treviso ha chiuso con una sentenza a pieno favore di Ca’Sugana contestando la «compromissione dell’attività» lamentata dalla PesceGioielli per effetto della porta, «sulla quale il Comune aveva fatto intervenire più volte tecnici», ma anche le ragioni del mancato pagamento dell’affitto «che aveva portato l’integrale compromissione solamente del fine economico del Comune».

Ragione piena poi anche allo sfratto avviato contro il negozio, che avrebbe comunque lasciato gli spazi da sè. Di qui l’ordine diretto del giudice alla gioielleria, condannata a pagare le spese legali (oltre 11 mila euro), cui si aggiunge la conseguenza indiretta della sentenza: provvedere al saldo del decreto ingiuntivo inviato anni or sono e contestato. Totale? Oltre 85 mila euro.

«Due sentenze opposte»

In Comune si plaude per la vittoria, in gioielleria invece si storce il naso. «Adesso valuteremo il da farsi con l’avvocato» dice Nicoletta Piovesan, titolare dell’attività, «siamo pronti a pagare il dovuto, se giusto, ma su questa vicenda ci sono visioni diametralmente opposte».

Mano alle carte, si cita una sentenza sempre del tribunale di Treviso, ma arrivata un anno fa, in cui il giudice – un altro – ha dato ragione alla Pesce Gioielli nella causa intentata a seguito dello sfratto avviato dall’amministrazione. Siamo davanti allo stesso caso, nelle stesse tempistiche, ma in due corridoi del tribunale diversi. Al termine della causa avviata anche stavolta nel 2022 il giudice ha dato ragione alla Pesce Gioielli contestando lo sfratto del negozio da via Carlo Alberto, e condannando il Comune al risarcimento dei danni, ovvero al pagamento dell’indennità di interruzione della locazione prevista nel caso di recessioni anticipate dai contratti di affitto. Quanto? Oltre 20 mila euro, cui si aggiungevano le spese legali che il giudice aveva imputato all’amministrazione.

«Come è possibile che ci siano indirizzi così divergenti?». Non è escluso che il contenzioso prosegua, ma intanto l’ultima battaglia è andata all’amministrazione. —

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