Gigolò ricatta la cliente che non voleva pagare
Gigolò davanti al giudice per aver preteso, con modi illegali secondo l’accusa, di essere pagato dalla signora che aveva beneficiato delle sue prestazioni sessuali. A trascinarlo in tribunale è stata una maestra d’asilo di Conegliano che dopo un’estate bollente con il prestante giovanotto, ha rifiutato di saldargli il conto: 5 mila euro. «Metto le tue foto su Internet», ha minacciato allora lui. E lei l’ha denunciato.

L'ATTORE RICHARD GERE ( VESTITO DA GIORGIO ARMANI) IN UNA SCENA DEL FILM AMERICAN GIGOLO
N.T., 30 anni, comparirà in tribunale a Treviso davanti al giudice Gianluigi Zulian il prossimo giovedì. L’accusa nei suoi confronti è quella di tentata estorsione: avrebbe minacciato la signora di mettere su Internet le sue foto erotiche. Tutto ha inizio la scorsa estate quando la maestra d’asilo coneglianese, 35 anni, legge su Internet l’annuncio del gigolò: bello, prestante, pronto a soddisfare ogni esigenza del gentil sesso. Lei, che in quel periodo è sola e che è cresciuta col film «American gigolò» e il mito del posteriore di Richard Gere, compone il numero di cellulare. I due si incontrano e si frequentano. Piuttosto a lungo. Anzi, talmente a lungo, da indurre la signora a pensare che la loro non è una storia di sesso a pagamento, ma una storia d’amore. Il solito romanticismo delle donne. Per questo, quando lui al termine della calda estate le presenta il conto, 5 mila euro, lei casca dalle nuvole. Ma ha la freddezza di reagire: «Niente soldi mio caro - risponde sdegnata - Noi ci amavano». Ma quale amore, replica lui: «Mi hai cercato su Internet, sapevi cosa facevo e che lo facevo per soldi». Insomma sapeva che era un gigolò, non un innamorato. Ma lei è irremovibile e del conto «bollente» non vuole saperne. Lui allora, che al giudice non può certo rivolgersi - mica può chiedere un decreto ingiuntivo per sesso non pagato - decide di farsi ragione da sè. E lo fa combinando un pasticcio giudiziario: «Fuori i soldi - avverte la signora via sms - o metto le tue foto hard su Intrnet». Lei non ha memoria di scatti compromettenti, ma lui insiste: «Le ho fatte col cellulare, non te ne sei accorta». La maestra d’asilo non cede. E si rivolge a un avvocato presentando una denuncia per tentata estorsione. La querela mette in moto l’inchiesta della Procura: N.T. finisce sul registro degli indagati. Il sostituto procuratore Giovanni Francesco Cicero, dopo gli accertamenti, chiede l’archiviazione del procedimento: lo gigolò quelle foto non le ha mai avute. Insomma era un bluff. E, sottolinea il difensore, l’avvocato Giuseppe Grosso, in fondo in fondo N.T. stava chiedendo solo il suo compenso. Certo i modi non erano quelli di Richard Gere ma, che diamine, mica tutti sono anche gentiluomini. La richiesta di archiviazione arriva così sul tavolo del giudice Valeria Castagna che la respinge: la minaccia di mettere su Internet gli scatti a luci rosse rappresenta, inequivocabilmente secondo il magistrato, un tentativo di estorsione. Ragione per cui il gigolò deve andare a processo. Scatta l’imputazione coatta. E il fascicolo passa al giudice Gianluigi Zulian che giovedì mattina dovrà pronunciarsi sul caso. La maestra d’asilo, da parte sua, ha annunciato l’intenzione di costituirsi parte civile. E di chiedere i danni. Insomma il gigolò rischia di dover essere lui a pagare la maestrina. Ridateci Richard Gere.
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