Giampaolo, il bambino che disegnava le auto ora firma il design per le multinazionali

il personaggioFabio Poloni / montebellunaLa maestra lo annoia un po’ e allora il piccolo Giampaolo, seconda elementare, disegna. Disegna macchine, per la precisione. Sempre viste di lato. Le firma...

il personaggio

Fabio Poloni / montebelluna

La maestra lo annoia un po’ e allora il piccolo Giampaolo, seconda elementare, disegna. Disegna macchine, per la precisione. Sempre viste di lato. Le firma “Giugiaro design”, anche se non sa bene cosa sia. Ma quel tarlo, a metà fra un’idea e un sogno, gli è già entrato in testa. E non uscirà più.

Oggi la Delineodesign di Giampaolo Allocco è una delle principali realtà del design industriale. Nella sede di via Tegorzo, ricavata da una ex stalla, nascono progetti e prodotti per aziende del calibro di Agusta Westland (elicotteri), Lavazza (macchine per il caffè), Head (scarponi da sci), Minardi (auto di Formula 1), Doimo (arredo). Un elenco così eterogeneo dice già molto: alla Delineo il design è tutto e tutto è design. «Ma il nostro non è il classico design da salone del mobile, tutto fashion. No, il nostro è design industriale che ha un obiettivo preciso: un prodotto da inserire sul mercato».

Quel bambino che disegnava auto ha seguito un percorso tortuoso e molto romantico per diventare ciò che è oggi, a 48 anni. Ha lasciato il tarlo del disegno nascosto per un bel po’: la parabola di studi lo ha portato a un diploma di perito elettronico, e poi è finito a lavorare nel reparto stampi di un’azienda che produceva scarponi da sci, la Everest di Crocetta. Giampaolo parte da garzone ma inizia a respirare la fase di creazione del prodotto, la manualità, la progettazione. In azienda capiscono che ha talento, e a un certo punto gli affidano un progetto tutto suo: realizzare un paio di scarponi da snowboard. È il suo vero Big bang: il modello disegnato da Giampaolo vende 48 mila paia contro le ottomila di quello precedente. Tutto bellissimo, ma a 25 anni arriva quella che lui definisce «una vera crisi esistenziale: ero molto bravo a disegnare scarponi ma non avevo la consapevolezza di essere davvero un designer e di poter progettare altro. Cosìmi sono licenziato, rinunciando a uno stipendio bello pesante, e mi sono iscritto a una delle poche scuole di design dell’epoca, a Padova». «Cosa ci fai qui a studiare, tu sei già un designer», gli dicono i professori dopo aver visto ciò che aveva già realizzato. Ma lui vuole crescere, allargare lo sguardo. Si diploma con lode in un anno e mezzo contro i tre previsti, poi va a lavorare allo studio Giacometti e associati di Treviso. Alla fine ecco la sua creatura: nel 1997 fonda la Delineodesign.

Oggi per la Agusta ha disegnato gli interni di un elicottero convertiplano. Per la Head scarponi da sci, per la Lavazza macchine per il caffè. Poi sedie, lampade, bici, trattorini. Di tutto. «Siamo in sette, una squadra. Il nostro è un lavoro bello e complesso. A seconda del prodotto servono competenze diverse, che vanno dall’ingegneria allo sport. Da noi oggi arrivano le multinazionali perché vogliono prodotti che sappiano farsi voler bene dal mercato, come una sorta di empatia. Non è questione di saper disegnare, ma interpretare». In bacheca ci sono già venti premi internazionali, dalla menzione d’onore del Compasso d’oro fino al Red dot award e il Good design di Chicago. «Il mercato fissa dei paletti: in mezzo a quelli noi mettiamo le nostre idee». –



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