«Gelsi al posto del prosecco» I bachi da seta salvano la scuola

I bachi da seta al posto del Prosecco? Per evitare la monocoltura della bollicine, che potrebbe finire in bolla fra qualche anno, c’è chi suggerisce di riscoprire l’antica vocazione di Vittorio Veneto, la gelsi-bachicoltura. E lo fa invitando il sindaco Roberto Tonon a proporla a chi ha acquisito i terreni ex Cerfim alle spalle della scuola d’infanzia San Fermo. «I sangiacomesi e i bambini dell’asilo Manzoni sarebbero molto più felici di questa scelta, che li metterebbe al sicuro dall’inquinamento dei fitofarmaci», afferma Alessandro De Bastiani, già consigliere comunale del Pd ed ex presidente della commissione urbanistica, che potrebbe tornare in campo alle prossime elezioni.
Le firme
I genitori, che in pochi giorni, prima di Natale, hanno raccolto più di 800 firme, da oggi riprendono la raccolta; non ne vogliono sapere di un nuovo vigneto di prosecco. Il sindaco ha contattato gli investitori, che lo hanno assicurato sul rispetto massimo del regolamento di polizia rurale. Ma gli stessi genitori vogliono andar oltre, verso uno stop delle bollicine. I proprietari, dal canto loro, hanno tutto il diritto di coltivare ciò che più desiderano.
L’alternativa
Ma ecco, appunto, una proposta alternativa. «Allevare bachi da seta è un lavoro antico e un’antica tradizione del Vittoriese. Non è un caso che nella nostra città si sia realizzato, grazie all’impegno di Dino De Bastiani e Mario Ulliana, il più bel museo dedicato a questo mestiere. Ma è anche un’attività che torna a suscitare un notevole interesse, come sostenuto dall’Associazione italiana gelsicoltura che a Treviso organizza corsi accelerati per futuri bachicultori”. Cresce, in effetti. la domanda di seta 100% made in Italy. «Diventa sempre più forte l’intesa tra gelsibachicoltori e aziende che da tempo si stanno dedicando al ripristino di una filiera serica di qualità, etica e sostenibile, uniti dall’interesse per bozzoli di seta italiani tracciati e certificati con la prospettiva di riattivare una produzione professionale e affidabile». Secondo De Bastiani, si può verificare l’opportunità di agganciarci all’esperienza nata proprio in Veneto della prima rete di imprese agricole impegnate per una filiera serica tutta italiana. «Come sostiene il presidente dell’associazione gelsibachicoltura, intorno agIi anni ’50 in Veneto c’erano 40 mila aziende agricole che allevavano bachi, integrando il reddito di contadini mezzadri. Ora siamo all’anno zero ma l’associazione punta a mille realtà sul territorio che possano ritornare alla bachicultura – conclude De Bastiani – L’amministrazione comunale vittoriese, quella in carica o quella che verrà, potrebbe farsi promotrice di questo rilancio mettendo a disposizione gli ampi spazi abbandonati della Mafil e incentivando la nascita di startup di giovani intenzionati a intraprendere questa attività». A San Giacomno esiste ancora l’Istituto bacologico, ma è un rudere, che la Regione, fra l’altro, ha già messo in vendita. —
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso