«Gassificatore, intervenga il governo»

PAESE. «Presenterò la prossima settimana un’interrogazione per chiedere al ministro Galletti di occuparsi della vicenda del pirogassificatore che si vorrebbe costruire a Paese, chiedendo l’intervento del Governo, nonostante le autorizzazioni siano una competenza regionale». Così interviene la senatrice Laura Puppato nella vicenda dell’impianto che sta facendo discutere residenti e amministratori pubblici. «La Regione Veneto si occupa di ambiente a corrente alternata e solo se è una polemica utile contro il Governo nazionale. Per ciò che riguarda le sue competenze siamo al completo abbandono del territorio veneto e delle sue genti, senza alcuna politica di gestione per la limitazione delle immissioni in atmosfera, problema di rilevante salute pubblica», dice la senatrice del Pd, «Non sorprende purtroppo l'indifferenza verso il tema ambientale. Perciò in accordo con il consigliere PD Zanoni, abbiamo recuperato tutte le informazioni utili a provare nuove strade, nel tentativo di tutelare la qualità dell’aria dei cittadini di Paese e la loro salute. È necessario verificare l'impatto dell'impianto, stante la situazione già critica per quantità di territorio inquinato e aria respirata a Paese, prima di procedere con le autorizzazioni». Intanto sul caso pirogassificatore va registrato che, nonostante la petizione contro il pirogassificatore abbia raggiunto le novemila sottoscrizioni, l’Usl di Treviso, interrogato dal Comune di Paese, ha dato parere positivo all’inserimento della centrale a biomasse nella proprietà del gruppo Padana. «Il sì è riferito all’aspetto impiantistico e di sicurezza sul lavoro», ha spiegato il sindaco Francesco Pietrobon, ai trecento cittadini che venerdì hanno partecipato alla conferenza organizzata da Paeseambiente: «Abbiamo riformulato la proposta: ora chiediamo un’analisi igienico sanitaria». «L’incontro di Cortus Energy non ha chiarito i nostri dubbi», ha spiegato Andrea Zanoni, vicepresidente della Commissione ambiente del Consiglio regionale veneto e presidente di Paeseambiente: «Gli sviluppatori del progetto sostengono che verranno gassificati i residui della potatura delle viti, tralasciando che si tratta di legnami trattati con pesticidi. Ci parlano di legno naturale, ma dai documenti risulta che potranno esserci impurità pari allo 0,5 % su 28.800 tonnellate di cippato di sarmenti di vite: significa bruciare 144 tonnellate di materiale impuro all’anno. Inoltre, Cortus ha comunicato che l’incremento delle polveri non supererà lo 0,12 mg/Nm3. Cioè quanto viene immesso nell’atmosfera da 120 stufe a legna domestiche». Dai calcoli effettuati sulla base dei dati forniti da Cortus, ha rilevato Zanoni, risulta che l’impianto emetterà annualmente 1,2 tonnellate di PM 10, 47,2 di ossidi di azoto, 37,2 di ossido di carbonio e 4,8 di anidride solforosa, «me nello studio delle emissioni non vengono considerati ozono, diossine e micropolveri». Inoltre è stato fatto presente che l’Arpav di Treviso, in una lettera del giugno 2015, ha rilevato che nella valutazione modellistica non siano stati considerati alcuni inquinanti critici, come gli IPA e le policloro-dibenzo-p-diossine, un componente cancerogeno. Alla Cortus, che nega l’incidenza delle emissioni del pirogassificatore sul clima, Zanoni risponde: «Secondo noi, l’impianto immetterà 26.738 metri cubi all’ora, mentre la temperatura dei fumi in emissione sarà di 150°». Ad illustrare l’impatto degli impianti di pirogassificazione sulla salute è stato Claudio Benetton, dell’associazione ISDE medici per l’ambiente: «La comunità scientifica internazionale è compatta. L’inquinamento causa gravi malattie: cancro, problemi neurologici, trombosi venose e asma, ma si sospetta anche Alzheimer. Nel 2014 uno studio condotto dal Dipartimento Prevenzione ha rilevato che negli ultimi 25 anni il numero dei casi di tumore è incrementato del 90%: 3080 nuovi casi all’anno rispetto ai 1547 del 1991. Vivendo di più si è più esposti ad agenti mutageni come l’inquinamento, che incide sul codice genetico e lo danneggia. Ogni cittadino perde in media 10 mesi di aspettativa di vita a causa del PM 2.5. Gli effetti sono maggiori nel nord Italia: solo rispettare i limiti di legge salverebbe 11.000 vite all’anno».
Federica Giustiniani
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