«Gara ciclistica a Pasqua? Vergogna»

VITTORIO VENETO. Il parroco si scaglia contro la gara ciclistica organizzata proprio il giorno di Pasqua. «Siamo fuori di ogni buon senso e rispetto», ha tuonato don Federico De Bianchi, parroco di Santa Giustina alla vigilia della gara che si disputa oggi in città. «C'è sicuramente di che vergognarsi», rincara il sacerdote. «Fare una gara ciclistica il giorno di Pasqua mi sembra sia una cosa di cattivo gusto. Non la prendo né sul personale, né come offesa alla chiesa istituzionale. D'accordo, ognuno può fare quello che vuole, però questa scelta è di cattivo gusto e diseducativa per i ragazzi, ai quali viene insegnato che prima viene la bicicletta e poi la Pasqua». Oggi si corre la 47esima medaglia d'Oro Val Lapisina, gara ciclistica della categoria allievi. È organizzata dall'Asd Frare De Nardi con partenza a Forcal. Il percorso di 58 chilometri toccherà Vittorio Veneto, Tarzo, Longhere, Savassa. «Si tratta della gara d'apertura degli allievi, una gara importante», fa sapere Silvano De Nardi portavoce della Val Lapisina «si svolge tradizionalmente l'ultima domenica di marzo che quest'anno coincide con il giorno di Pasqua, ma non è stata una cosa voluta. Qualche volta può capitare. Si fa la gara e poi tutti a casa a celebrare la Pasqua, non vedo la contraddizione». L'attacco del parroco è rivolto in particolare agli organizzatori. «Purtroppo i calendari sono intasati di gare, non è sempre facile», prova a giustificare De Nardi «comunque la questione, messa in questi termini, potrebbe essere portata a livello di Federazione». «Offende il sentimento popolare», replica don Federico De Bianchi, «i fedeli che il giorno di Pasqua vanno a messa, una scelta sentita, si trovano a dover fare i conti con gli schiamazzi di gare ciclistiche e gente che mangia pane e salame. La gara doveva essere spostata almeno per il lunedì di Pasquetta che non è un giorno solenne dal punto di vista religioso. E non si venga a dire che la chiesa è intollerante. C'è troppo menefreghismo». Secondo il sacerdote questa scelta tocca nel profondo lo spirito religioso che ancora permea la comunità di Vittorio Veneto, sede di Diocesi. «Se fosse avvenuto a Milano sarebbe stato diverso, in quanto città cosmopolita», spiega il parroco «la mia posizione non esprime né rabbia, né polemica bensì una grande amarezza. Certe cose non sono negoziabili, certamente». Don De Bianchi ha parlato con il sindaco e con i vigili urbani di Vittorio Veneto. Che ovviamente non possono annullare la manifestazione, perché non c’entrano. «Una scelta che suscita perplessità », conclude il sacerdote.
Francesca Gallo
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