Fusione: referendum per i Comuni

Mozione di «San Polo Viva»: «Scelgano i cittadini»
Angelo Facchin
Angelo Facchin
 
SAN POLO.
«Indizione referendum consultivo per l'unione dei tre comuni di San Polo, Cimadolmo, Ormelle». Con questo argomento, è stata ieri depositata in municipio a San Polo, una mozione dal gruppo consiliare di minoranza «San Polo Viva, Pdl, Udc», guidata da Angelo Facchin, riguardante un tema già auspicato nel programma elettorale. L'iniziativa arriva a seguito del convegno organizzato dal Pdl di San Polo con «San Polo Viva» lo scorso 26 ottobre, alla presenza dell'assessore regionale Remo Sernagiotto. «Nel convegno - si legge nella mozione -, si è discusso sulla crescente attualità del progetto di unione dei comuni di San Polo, Cimadolmo e Ormelle. Il piano di unione comporterebbe un risparmio minimo di almeno 300.000 euro di spesa annua iniziale, migliore programmazione e qualità dei servizi e maggiore potere contrattuale del territorio». A seguito del convegno, su la tribuna il sindaco Vittorio Andretta aveva riferito che avrebbe rinunciato alla sua prossima candidatura «per far sì che ci siano le premesse per unire i tre Comuni». Il sindaco di Ormelle, Andrea Manente, aveva sostenuto che «la proposta non era da scartare a priori». Il sindaco di Cimadolmo, Giancarlo Cadamuro, dice di «preferire l'unione». Da parte sua il Pd Trecomuni, tramite il coordinatore Simone Menegaldo, sollecita i sindaci a mettere in atto la fusione. I cinque consiglieri di minoranza (Facchin, Dal Bò, Brugnera, Darin e Gardenal), con la mozione, invitano il consiglio ad incaricare «sindaco e giunta di San Polo, ad adottare le iniziative necessarie per l'indizione e lo svolgimento di un referendum consultivo sull'unione dei tre comuni, sensibilizzando le amministrazioni comunali di Cimadolmo ed Ormelle per la condivisione dell'obiettivo, sensibilizzando infine partiti ed istituzioni a rafforzare la legislazione in fatto di unioni, prevedendo interventi nei trasferimenti dallo Stato e nell'allentamento del patto di stabilità, evitando che i meccanismi previsti dal patto di stabilità, per i Comuni oltre 5000 abitanti finiscano per ostacolare questo processo di perfezionamento delle istituzioni locali».

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