Fusione del Consorzio agrario «Manca un piano industriale»

La battaglia del consorzio agrario continua: dopo l’alzata di scudi della Cia, le preoccupazioni di alcuni dipendenti e della politica regionale, oggi anche Confagricoltura si esprime nettamente con un sostanziale veto sull’operazione di fusione nazionale proposta da Coldiretti.
Dalle parole del presidente di Confagricoltura Treviso, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, emerge qualcosa di più di una semplice “preoccupazione”. L’oggetto del dibattito è il disegno di filiera dei “Consorzi Agrari d’Italia” con la possibile annessione del consorzio di Treviso e Belluno da parte del grande soggetto nazionale “Cai” che ha visto convergere quest’estate una vasta rete di analoghe realtà dall’intera Penisola (Consorzi dell’Emilia, del Tirreno, dell’Adriatico, del Centro Sud e la società Bonifiche Ferraresi). In regia la Coldiretti nazionale, che nei giorni scorsi ha anche acquistato una pagina sui quotidiani per lanciare, con le parole del presidente nazionale Ettore Prondini, un invito al dialogo e all’approfondimento, in difesa del progetto. Ma ciò non è bastato a calmare le acque agitate nel mondo della rappresentanza agricola: «Non posso nascondere che ciò che stiamo leggendo in queste settimane riguardo a una possibile operazione di “annessione” del Consorzio Agrario di Treviso e Belluno in un network più ampio di società ci preoccupa non poco» commenta Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, «il futuro delle eccellenze del nostro settore credo sia affare di tutti, non solamente di un’unica associazione, e credo sia giusto - arrivati a questo punto - esprimere alcuni dei dubbi che so essere condivisi non solo dai soci di Confagricoltura, ma anche da altri soggetti del territorio direttamente interessati dalla vicenda». Nella compagine sociale del Consorzio Treviso Belluno, 11 consiglieri di amministrazione su 12 fanno riferimento a Coldiretti, uno (Lodovico Giustiniani) viene espresso da Confagricoltura. Storicamente il consorzio è espressione di tutte le sigle di categoria. «Non siamo contrari a priori a operazioni industriali solide» prosegue Gallarati Scotti Bonaldi «che vengano anticipate da piani industriali concreti e dettagliati. Ma tutto ciò, in questo caso, non è accaduto: tutte le informazioni che abbiamo, infatti, ci sono arrivate a mezzo stampa, e credo che questo sia già un primo grande problema, segno di poca trasparenza. Non tutti possono fare un atto di fede, soprattutto in questo momento storico, e lasciare che le cose accadano senza aver prima le dovute certezze. In secondo luogo» aggiunge il presidente di Confragricoltura Treviso «riteniamo che l’ingresso in un nucleo esteso di consorzi non andrebbe a creare alcun valore aggiunto per il Consorzio Agrario trevigiano, che anzi rischierebbe nel medio lungo periodo un livellamento critico verso il basso delle proprie prestazioni e della qualità dei propri servizi. E questo lo diciamo perché abbiamo ben chiara la debolezza di alcuni dei soggetti a cui il Consorzio si andrebbe a unire, e la bassa capacità gestionale che alcuni di questi hanno dimostrato negli anni. Ci sono tutti i presupposti per un fallimento». Infine la controproposta: «Quello che serve, a mio parere, è un progetto condiviso, che veda coinvolti e uniti tutti i soggetti dell’agroindustria trevigiana, e che veda il Consorzio Agrario di Treviso e Belluno non come oggetto di integrazioni, ma come soggetto accentratore. Sono certo che, attorno a una prospettiva del genere, potremmo mettere d’accordo tutti».—
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