Furto di 300 stufe: imprenditori in cella

Walter Luccon ai domiciliari, il magazziniere ed ex esercente Alberto Possamai in carcere: avrebbero razziato la Mcz Group

VITTORIO VENETO. Sono tre imprenditori e un magazziniere coloro che i carabinieri ritengono i presunti responsabili del colpo alla Mcz Group, avvenuto nella notte tra il 22 e il 23 marzo scorso quando, dal deposito di Fontanafredda, a bordo di tre tir, “presero il volo” 291 stufe a pellet e camini per un valore complessivo di 250 mila euro, poi recuperate il 29 aprile nella zona industriale di Pastrengo, nel Veronese, all’interno del capannone della Alpha 1 sas. In carcere Alberto Possamai, 43 anni, di Sacile, incensurato, magazziniere della Mcz e, prima, esercente a Vittorio Veneto; gli inquirenti ritengono sia il basista. È agli arresti domiciliari, invece, Walter Luccon, 44 anni, di Vittorio Veneto. Nel carcere di Udine è stato portato Gianfranco Bellandi, 51 anni, di Roncadelle (Brescia) e in quello di Treviso Giordano Damiani, 57 anni, di Montichiari. Per tutti l’accusa è di concorso in furto aggravato. I due imprenditori bresciani sono stati localizzati ad Anzola dell’Emilia, a 15 chilometri da Bologna, dove gestivano alcune società – Imperia srl, Funky Gallo snc, Q-zze comunication – con la disponibilità di capannoni industriali, sottoposti a perquisizione e sequestro. All’interno degli stabili erano stoccati strumenti per giardinaggio e fertilizzanti, tappeti erbosi sintetici, generi alimentari, pasta e vino, per un valore di 100 mila euro, sui quali sono in corso accertamenti sia sulla provenienza sia sulla destinazione. I sospetti dei carabinieri all’indomani del furto alla Mcz Group spa, si concentrarono su una possibile talpa interna all’azienda, un uomo che ne conosceva bene i meccanismi e, soprattutto, orari dei dipendenti e sistemi di allarme. I ladri in precedenza avevano contattato una ditta veneta per affidargli il trasporto dell’ingombrante e costoso bottino sì destinato a partire, ma il giorno dopo e verso altri committenti. Da Fontanafredda, dove le manovre di carico avvennero al buio (fu giustificato con un improvviso guasto all’illuminazione) e a sistema di allarme disattivato, prese strade diverse, grazie a tre camionisti, in buona fede, che davanti ai rilievi dei carabinieri caddero dalle nuvole. Poi i militari dell’Arma risalirono a Luccon, colui che viene sospettato di avere individuato la ditta di trasporti veneta incaricata del “trasloco” e indicata ai bresciani, con precedenti contro il patrimonio. Grazie a intercettazioni telefoniche, pedinamenti e appostamenti, videocamere, targhe di auto e una mole di dati incrociati, i carabinieri hanno chiuso il cerchio.

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