Frode da 100 milioni: arrestato Drusian, manager di Oderzo

ODERZO. Il manager opitergino Alberto Drusian, quarantacinquenne amministratore di fatto della Drusian Sas, è da ieri agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Pavia che ha portato alla luce un business illegale che ha sottratto 100 milioni di euro di Iva e fatture false emesse per 400 milioni di euro. Sono i numeri dell’operazione “Fuel Discount” della Guardia di Finanza di Pavia, che ha visto coinvolti cento finanzieri con unità cinofile ed elicotteri. I tredici arresti e le 22 perquisizioni sono state eseguite all’alba di ieri.
I militari hanno anche recuperato 170mila euro in contanti, orologi di pregio e automobili di lusso (Porsche, Ferrari e Lamborghini). La Drusian opera da quasi 60 anni nell’ambito del commercio di carburanti e nei trasporti conto terzi, leader nel suo settore e presente a livello internazionale con sedi in vari Paesi.
l’operazione
Il sistema della frode carosello (che prevede il passaggio di beni tra società di Stati diversi, con il fine di evadere il fisco) avrebbe interessato, secondo quanto è emerso dall’indagine coordinata dalla Procura di Pavia, il settore dei prodotti petroliferi. A capo dell’organizzazione persone vicine agli ambienti della camorra, legate al clan Polverino e anche alla criminalità romana (in particolare alla nota famiglia dei Casamonica). Per gli inquirenti Drusian, accusato di associazione a delinquere finalizzata al falso in bilancio, appropriazione indebita e autoriciclaggio, «è anello imprescindibile nella catena delle frodi carosello... ricevendo per il ruolo svolto provvigioni in contanti».
Ad insospettire le Fiamme Gialle pavesi era stato, già nel gennaio di un anno fa, il continuo transito di autocisterne contenenti idrocarburi dirette ad un deposito con sede a Vigevano (Pavia), riconducibile alla società «Tecno Petrol» di Milano. L’indagine, culminata con l’arresto di 13 persone (7 in carcere e 6 ai domiciliari), ha toccato diverse città e regioni italiane: oltre che Treviso, sono coinvolte anche Milano, Pavia, Brescia, Roma e Verona. In Veneto avevano sede operativa i due più importanti acquirenti che poi vendevano gli idrocarburi direttamente ai distributori.
Gli artefici della frode, infatti, stando alle accuse, avrebbero acquistato il combustibile, tramite società «cartiere» a loro riconducibili, da operatori con sede in Repubblica Ceca, Cipro, Croazia, Romania e Slovenia poi, grazie ad un giro di fatture false complessivamente quantificato in oltre 400 milioni di euro; riuscendo poi a rivenderlo a diversi clienti di tutta Italia o a utilizzarlo nei distributori stradali gestiti direttamente da loro in Piemonte, Veneto e Lombardia a prezzi molto più convenienti rispetto a quelli di mercato.
l’organizzazione
«A capo non c’erano semplici “colletti bianchi”», hanno commentato il procuratore capo di Pavia, Giorgio Reposo, e il comandante provinciale della Guardia Finanza, Luigi Macchia, «si tratta di un sodalizio di pluripregiudicati i cui nomi sono ben noti alle cronache nazionali». Al vertice figurava Vincenzo Lamusta, romano di 45 anni chiamato «Gesù»; accanto a lui Nicandro Di Guglielmi detto «Romeo», romano di 41 anni domiciliato in una lussuosa villa nel quartiere della periferia di Roma est storica roccaforte dei Casamonica.
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