Frana il balcone, artigiano precipita

CASALE SUL SILE. Insieme a un suo dipendente kosovaro, che abita a Treviso, Maurizio Paro, residente a Casale sul Sile, stava lavorando da circa un’ora a Padova all’interno dell’ex hotel Abritto, edificio che si trova in stato di degrado da 25 anni, proprio all’angolo tra via Jacopo Avanzo e il cavalcavia Borgomagno, all’Arcella. Per conto della società padovana La Vetta, i due lavoratori erano arrivati a Padova a bordo di una Fiat Punto bianca, con al traino un carrello di metallo, nel quale dovevano essere caricati i calcinacci, per effettuare un po’ di manutenzione straordinaria sia all’interno che all’esterno dello storico albergo in stile liberty, costruito negli anni del fascismo e chiuso ormai dalla fine degli anni Ottanta. Tra le 9.30 e le 10 il titolare dell’impresa edile trevigiana si è spostato sull’ampia terrazza esterna, situata al primo piano, che si affaccia proprio sul lato est del cavalcavia. Appena si è appoggiato, per un attimo, sulle colonnine, in pietra grigia molto friabile, tutta la parte della balconata, che si affaccia sull’ingresso principale dell’albergo, è caduta giù. Maurizio Paro ha perso l’equilibrio ed è precipitato nel vuoto, facendo un volo di sei metri.
L’impatto è stato violento perché l’artigiano edile è finito su una montagna di bottiglie rotte ed altri cocci pericolosi, gettati oltre la rete di recinzione dai balordi che, da 20 anni, utilizzano lo spazio davanti l’ex Abritto come abituale bivacco di giorno e come punto di spaccio di droga di sera e di notte. Il dipendente kosovaro ha immediatamente dato l’allarme con il telefonino e, sul posto, dopo pochi minuti, sono arrivati i carabinieri, l’ambulanza e l’automedica del Suem e due vigili urbani. Velocissima la corsa al pronto soccorso dell’ospedale civile, dove i medici hanno diagnosticato al muratore della Marca una grave frattura ad entrambe le braccia e ferite lacero-contuse alla testa. Naturalmente, come previsto dalle normative nazionali vigenti a tutela dei lavoratori, i carabinieri hanno raccolto le prime testimonianze e avvertito sia la Procura che lo Spisal dell’Usl 16. Accertamenti e atti necessari anche per verificare se i due muratori, durante il lavoro, portassero il casco e se fossero in regola con tutte le regole prescritte dal diritto del lavoro, specialmente con quelle di competenza dell’Inps e dell’Inail.
Dalle 10 alle 12 davanti all’ex Abritto si sono fermate numerose persone, tra cui anche i numerosi immigrati, quasi tutti nigeriani, che bazzicano tra i locali che si trovano lungo il cavalcavia ed in particolare frequentano il limitrofo fast food africano che, per motivi di ordine pubblico, per i prossimi sei mesi, deve chiudere alle 18.30. «Noi residenti, in fondo, ce l’aspettavamo», sottolinea Lorenzo Marcolongo, titolare di un B&B nella vicina via Pietro Liberi. «Fortuna che l’artigiano si è salvato. Quell’immobile sta cadendo a pezzi. Io non ci passo mai davanti. Sono anni che abbiamo chiesto al Comune d’intervenire con urgenza, ma da Palazzo Moroni sono arrivate solo promesse da marinaio».
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