Famiglia Spagnol, crocevia di guerra La vita e i racconti sui cinque fratelli

Trecento pagine di vicende familiari e dal territorio. Ha fondato il panificio più antico di Cimadolmo ora portato avanti dalla quarta generazione 

IL libro

«Vengo a voi con questo mio semplice e male scritto annunziandovi fra poche ore questa volta partirò. Ormai non ci sono più nemmeno i miracoli. Non so ove mi mandano. Parte tutto il reggimento, si dice che si va in Albania». Così scriveva da Potenza il 2 aprile 1941, durante la Seconda Guerra mondiale, il soldato Pio Spagnol da Cimadolmo alla sorella Afra. E così si legge nel libro fresco di stampa per Giacobino Editore di Ponte di Piave, intitolato «Famiglia Spagnol: crocevia di guerra. Cinque fratelli e le loro storie di vita e di guerra» e scritto dalla sociologa Luigina Tomasi, dopo quattro anni di ricerche sulla corrispondenza dal fronte di Remo, Alfonso, Giovanni, Giobbe e Pio Spagnol, con la sorella maggiore Afra. Trecento pagine di storia familiare e mondiale, ma anche di storia del territorio, in quanto la famiglia Spagnol a Cimadolmo è un’istituzione, avendo fondato il panificio più antico del paese (iscritto alla Camera di commercio nel 1923, ma attivo già dalla Prima guerra mondiale), che è portato avanti ancora oggi dalla quarta generazione con Laura, nipote di Pio, l’autore di alcune tra le 79 lettere pubblicate nel testo. Tra i 9 fratelli nati da Albano Spagnol e Sofia Zamuner tra il 1914 e il 1926, sono ancora viventi Giobbe, detto Bette, di 95 anni residente a pochi passi dal panificio, e la sorella più giovane Bianca che vive a Treviso e ha 92 anni. Di tutti gli altri resta viva però la memoria tra le pagine del libro, che, attraverso documentazione originale, fotografie, e cronache dell’epoca, narra le loro storie di “soldati” ma anche di “uomini”, senza tralasciare gli aspetti più dolorosi e misteriosi che avvolgono i destini di alcuni di loro. Remo è morto in circostanze misteriose il giorno delle nozze nel 1943, e nello stesso anno. Alfonso è stato colpito da una grave malattia che lo ha spento, dopo essere stato congedato da fante del corpo bandistico militare. Più confortante e sereno il destino di Pio, che, nonostante abbia avuto esperienza di prigionia, documentata da un lungo e dettagliato memoriale, pubblicato integralmente e riferito agli anni più caldi del conflitto, dal giorno 8 settembre 1943 al 26 maggio 1944, una volta congedato è tornato a Cimadolmo per portare avanti il forno di famiglia con la moglie Rina e accudire i figli Benito e Sofia Regina. Più avventurosa è stata la storia di Giovanni, marinaio e cannoniere dell’incrociatore Vittorio Veneto, prigioniero dell'esercito inglese e insignito poi un encomio militare solenne. Negli anni Sessanta emigra in Germania dove apre un bar trovando fortuna. Giobbe, che ancora oggi dispensa aneddoti sulla sua famiglia, è stato bersagliere durante il conflitto e successivamente partigiano. Nel 1946 è emigrato in Belgio per lavorare in una miniera di carbone, prima di tornare nel 1953 a Cimadolmo e guadagnarsi da vivere come metalmeccanico della Zoppas-Zanussi. Il valore storico e sociale del testo sulla famiglia Spagnol, sta nell’aver raccontato una dinastia di persone comuni, che hanno contribuito con le loro esistenze all’avanzare della storia mondiale in un periodo in cui, tra guerre, emigrazione e povertà, i legami parentali hanno costituito l’ancora di salvezza per molti italiani. —

Elena Grassi

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