Famiglia Danieli, la storia continua

I figli «scalano» l'abbigliamento per teenager. Acquisiti nuovi marchi
 
Conti in nero per Idea spa, che dopo due anni di ristrutturazione torna a crescere. Abbandonato il progetto retail, l'azienda di abbigliamento per l'infanzia della famiglia Danieli ha acquisito in licenza il marchio Harley Davidson: produrrà una linea per i più giovani.
 Il fatturato del 2010 è salito sopra quota 15 milioni, segnando un distacco netto rispetto agli 8 milioni di ricavi del 2009, quando è stato portato avanti un importante piano di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale, culminato con l'ottenimento della licenzia da parte degli americani di Harley Davidson, che con Idea investe nella moda dei teenager. «Cureremo il settore giovani solo per l'Italia al momento. In futuro l'accordo si potrebbe allargare» spiega Giacomo Danieli, che a fianco del fratello Marco ha preso posto nell'azienda cedutagli nel 2003 dai fratelli, nata sotto il nome di Cacao nel 1978, ancora oggi marchio di proprietà con Papermoon, griffe di moda pensata per i più piccoli. La strada dei Danieli è stata segnata dal padre Roberto, scomparso nel 2009, che fu presidente della Diadora fino al 1998 (passata poi nelle mani di Invicta), diventato successivamente socio in Stonefly e quindi in Lotto Sport Italia. «Abbiamo in portafoglio importanti marchi di terzi con mandato internazionale, ovvero Tru Trussardi Junior, Rifle Junior e Think Pink Junior, che hanno aumentato il volume degli affari - continua Danieli - Il piano di ristrutturazione ha portato poi benefici sui costi, con un taglio della spesa dovuto in buona parte alla chiusura dei negozi monomarca, sostituiti con la distribuzione mirata. Le collezioni sono presenti sia in grandi magazzini come Coin, che in altre realtà attraverso specifici corner. Dal contratto con Harley Davidson ci aspettiamo buoni risultati dopo aver presentato la prima collezione un mese fa al Pitti Bimbo». Nella sede di Montebelluna lavorano 65 persone, dai modellisti agli esperti di marketing fino agli addetti alla logistica. La produzione è affidata da anni ad una controllata rumena, Belconf International, con 210 lavoratori. «Abbiamo mantenuto il controllo diretto sugli outlet, passati da 5 a 4 dopo la vendita di quello di Molfetta. Il grosso della perdita passata era ascrivibile ai negozi. Nel 2010 abbiamo raggiunto il pareggio, investendo ancora più capitale della famiglia».

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