Falsi van Gogh, neanche i danni: dopo 20 anni nessun indennizzo

TREVISO. La Cassazione lo ha stabilito una volta per tutte, mercoledì. Francesco Plateroti, il curatore delle famosissima mostra dei disegni giapponesi di van Gogh – che nel 2001 si rivelò essere una clamorosa esposizione di falsi, e per giunta di copie – non ha diritto a chiedere nemmeno un euro di risarcimento al Comune di Treviso. Come sosteneva l’Avvocatura Civica di Ca’ Sugana, con il dirigente Antonello Coniglione e l’avvocato Giampaolo De Piazzi. Dunque il curatore deve rinunciare a ogni pretesa economica: aveva chiesto ben 1,7 milioni, a Ca’ Sugana.
Ma la Cassazione ha anche ratificato quanto aveva già stabilito la corte d’Appello di Venezia, nel 2018, cancellando il risarcimento danni riconosciuto al Comune in primo grado, dai giudici di Treviso, nel 2016: 30 mila euro all’ amministrazione e 20 mila euro all’allora assessore Michele Chiole.
Plateroti, alla fine, non dovrà scucire nemmeno un euro di indennizzo a Ca’ Sugana e al docente imprenditore ex assessore, che aveva il referato alla Cultura nel 2001. Anno in cui la Lega, per rispondere ai successi di Marco Goldin (il patron di Linea d’Ombra trasformò la città con il suo ciclo impressionista dal 1998 al 2004, sostenuto da Dino De Poli e Fondazione Cassamarca), pensò di proporre alla città con un’esposizione a Ca’ da Noal.
Il primo atto di una vicenda che tenne banco per anni: lo sconcerto all’inaugurazione, per l’intervista al nostro giornale di uno dei più famosi esperti di van Gogh al mondo, Fred Leeman, che sconfessava le opere; poi il sequestro dei disegni da parte della Guardia di Finanza, e l’ avvio di un’inchiesta per truffa; la chiusura d’ufficio della mostra disposta dall’allora sindaco Gentilini; e il terremoto politico , che rischiò di far cadere teste, in giunta e nel partito. Tutto mentre la città rideva (e piangeva), nasceva il neologismo “Vangò” (made in Perusini) per definire l’autore delle opere. E la giunta Gentilini, imbarazzatissima per la figuraccia, sceglieva il contrattacco a Plateroti dichiarandosi parte lesa, mentre le indagini portavano in Francia e alla Guyana per la perizia della polizia scientifica francese rivendicata da Plateroti.
E alla fine, una giustizia che fra sede penale e civile arriva a dire l’ultima parole sulla vicenda a distanza di 19 anni. E cosa rimane? Dal punto di vista giudiziario, il penale ha “scontato” la prescrizione, Plateroti è uscito indenne dopo l’assoluzione in Cassazione seguita alle condanne e ai primi due gradi di giudizio.
La giustizia civile, dal canto suo, ha riconosciuto non determinabili i criteri per quantificare il danno provocato dalla mostra dei falsi, bocciando sia la pretesa di Plateroti (1,7 milioni appunto), sia la tesi del Comune di un danno da indennizzare, da parte di chi aveva organizzato la mostra.
Doccia fredda finale, per tutti. Alla fine, tutto in canarina o quasi. E la sensazione che la storia, grazie anche ai tempi della giustizia, ha alla fine deciso di incorniciare l’indimenticabile vicenda con i lineamenti della grande beffa di provincia, non con quelli dei codici di procedura. —
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