Treviso, gli imputati per i falsi Green pass ai lavori socialmente utili
Slitta al 12 marzo l’udienza preliminare per i 32 imputati coinvolti nello scandalo dei falsi tamponi presso il poliambulatorio “Salute & Cultura” di Treviso

Slitta al 12 marzo l’udienza preliminare per i 32 imputati, tra loro anche l’ex prefetto di Treviso Maria Augusta Marrosu (difesa dagli avvocati Jenny e Helga Lo Presti), coinvolti nello scandalo dei falsi tamponi al poliambulatorio “Salute & Cultura” di Fiera a Treviso, al quale decine di persone, all’epoca della pandemia, si sarebbero rivolti per ottenere il Green pass ed evitare di sottoporsi al vaccino.
Green pass senza vaccino
Nell’udienza interlocutoria di ieri mattina, davanti al giudice Cristian Vettoruzzo, è stata avanzata dall’avvocato Domenico Carponi Schittar del foro di Venezia la richiesta alla procura di derubricare il reato di falso ideologico a falso ideologico in certificato.
Il motivo è dovuto al fatto che a tutti viene contestato il falso ideologico per aver ottenuto con false attestazioni il green pass senza vaccinarsi.
Ma si tratta di un reato che può essere contestato ai pubblici ufficiali e punito molto più severamente dalla legge rispetto al falso ideologico in certificato. In questo caso, i beneficiari dei falsi certificati non ricoprono alcuna veste di pubblico ufficiale.
Se venisse accolta la richiesta di derubricazione del reato, si aprirebbe uno scenario molto più favorevole alla gran parte degli imputati, visto che il reato di falso ideologico in certificato è punito dalla legge in modo molto più blando rispetto all’altro.
Come ad esempio, la possibilità di accedere alla Map (Messa alla prova). Si tratta di un istituto che permette agli imputati di reati meno gravi di accedere ai lavori socialmente utili con i quali estinguere il reato con sentenza di non doversi procedere.
Nel corso della prossima udienza il gup Vettoruzzo si esprimerà su eventuali richieste di riti alternativi (patteggiamenti o abbreviati). Per il momento, solo un’imputata ha chiesto ieri, attraverso il proprio legale, l’avvocato Eva Baggio (studio Guglielmin) di patteggiare una pena a un anno e 10 mesi già concordata con la procura.
I reati più gravi
Altra certezza riguarda gli imputati dei reati più gravi ai quali si contesta l’associazione per delinquere: Marzia Carniato, all’epoca dei fatti direttore sanitario del poliambulatorio “Salute & Cultura”, Elisa Finco, biologa trevigiana, nipote di Carniato, responsabile del laboratorio di biologia dove venivano effettuati i tamponi del poliambulatorio, e un’infermiera libero professionista di Roncade, che prestava la sua attività sia al poliambulatorio che in qualche farmacia.
A loro si aggiungono anche Antonio Luigi Bruscaglin, imprenditore e marito di Carniato (la coppia risiede a Piove di Sacco in provincia di Padova), e Alessandro Brunello, trevigiano, compagno di Finco.
Ai cinque principali imputati si contesta di essersi associati tra loro, ognuno con un ben preciso ruolo, per far ottenere a decine di persone dei falsi certificati che attestavano prima la positività al Covid e poi l’avvenuta negativizzazione, al fine di far loro ottenere il green pass ed evitare così il vaccino.
Il loro legale, l’avvocato Renzo Fogliata del foro di Venezia, non chiederà riti alternativi ma è pronto a discutere in dibattimento se vi siano state responsabilità da parte dei suoi assistiti. Al dibattimento lo affiancheranno due legali del foro di Roma, gli avvocati Augusto Sinagra e Angelo di Lorenzo, già assurti alla ribalta delle cronache nazionali come esperti sul tema caldo dell’obbligo vaccinale anti-Covid.
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