Faè, il pm indaga sugli spari

Le parole che ha pronunciato poche settimane fa, rilette ora, suonano quasi come un presagio. Il procuratore capo Michele Dalla Costa, alla luce dell’escalation di ronde e libere associazioni anti-furto di cittadini arrabbiati, aveva lanciato un appello: «No alla giustizia fai da te, il rischio di commettere un reato è dietro l’angolo». Detto, fatto. A Faè, piccola frazione di Oderzo, l’altra sera, un gruppo di cittadini ha deciso di respingere a suon di spari l’incursione di una banda di ladri che, nell’arco di una sola serata, ha fatto visita a cinque famiglie. I residenti avevano usato dei fucili da caccia, dopo essere stati avvisati della probabile presenza di un malvivente vicino ad una casa. L'episodio più eclatante è avvenuto lunedì sera, all'ora di cena, quando Sandro Magro, imprenditore di 48 anni, ha imbracciato il fucile per costringere i malviventi a scappare esplodendo dei colpi in aria. Lo stesso ha fatto il suo vicino di casa. «Spero abbiano capito che posto è questo» ha detto Magro l’indomani. Tutti risiedono nello scampolo di terra compresa tra via Bidoggia e via Gambero. Il loro simbolo? Ma ovviamente Graziano Stacchio, il benzinaio di Vicenza che, per sventare una rapina, non ha esitato a sparare a uno dei banditi, uccidendolo. «Ho un nervoso addosso che... penso che farò come il benzinaio se trovo i banditi in casa» si sfoga Magro.
Ebbene, la Procura di Treviso non poteva chiudere gli occhi di fronte alla notte da Far West vissuta a Faè di Oderzo. Ed ha aperto un fascicolo per atti relativi, vuole vederci chiaro.
«È necessario prima ricostruire i fatti», ha detto Michele Dalla Costa, «perché fino a questo momento le informazioni che abbiamo derivano solo dalle notizie pervenute attraverso i mezzi di stampa». Al momento quindi il fascicolo non riporta una precisa ipotesi di reato, nè vi sono indagati, anche se il magistrato ha ricordato che «un fucile da caccia può essere usato soltanto per andare a caccia». Se Dalla Costa spinge perché i cittadini ripongano i fucili e si rivolgano alle forze dell’ordine, il primo cittadino di Oderzo non è proprio dello stesso parere. «A volte gli spari servono. Comportamento giustificabile, i cittadini sono esasperati», afferma il sindaco Pietro Dalla Libera, «Se questa persona deteneva il fucile regolarmente e ha sparato in aria per, ha messo in atto un deterrente. Capisco la reazione di chi si è sentito minacciato a casa sua e ha messo in atto un’azione di difesa, e la giustifico», precisa il sindaco di Oderzo. A Faè e a Oderzo tutti hanno dimostrato solidarietà nei confronti dello sparatore. «I cittadini sono esasperati», aggiunge Dalla Libera, «la sensazione di insicurezza è oggettiva e viene amplificata dai mass media. La sicurezza è uno dei problemi principali da affrontare». Dalla Libera chiama in causa le istituzioni: «La Regione può e deve fare molto, mettendo a disposizione i fondi per telecamere di nuova generazione, come quelle che abbiamo installato ad Oderzo, che registrano tutto e tengono memoria. Il sistema va potenziato». Oderzo ha messo in atto anche un pacchetto sicurezza che comprende la vigilanza privata, le telecamere e il gruppo degli osservatori volontari: «Ce ne vorrebbero di più», aggiunge il sindaco, «Se ci fossero più osservatori volontari, magari 4 o 5 in ogni località di Oderzo, che girano con la divisa ed il telefono per chiamare le forze dell’ordine quando serve, metterebbero in atto una forma diretta di deterrente. Rinnovo l’invito ai miei concittadini, ad aderire al gruppo degli Osservatori volontari. E poi serve certezza della pena e gli stranieri che si macchiano di reati devono scontare la pena nei loro paesi d’origine».
Fabiana Pesci
Giuseppina Piovesana
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