Fabbriche aperte per i vaccini in provincia di Treviso: si parte a maggio in 373 aziende

TREVISO. Via libera al protocollo per la vaccinazione nei luoghi di lavoro: «Un contributo importante all’immunizzazione di massa. L’accordo è di partire per maggio, speriamo di farlo prima», auspica Giuseppe Milan, direttore generale Assindustria Venetocentro Treviso-Padova.
Il riferimento è all’accordo appena siglato da governo, associazioni di categoria, parti sociali. Pensato per imprimere un’accelerazione all’immunizzazione degli italiani, prevede il coinvolgimento diretto delle imprese: le inoculazioni si svolgeranno in orario di lavoro e nelle sedi delle aziende, si partirà a maggio e comunque a conclusione della vaccinazione di over 70 e soggetti fragili.

Con Assindustria Venetocentro che può già contare sull’adesione di 372 imprese delle 2000 associate nella nostra provincia. Un bacino che vale 38 mila lavoratori. Fra le più note ad aver manifestato disponibilità, figurano Electrolux, Benetton, Tecnica. «Una parte delle aziende l’ha data pure per diventare hub vaccinale», aggiunge Milan, «Oltre a ospitare l’immunizzazione dei suoi dipendenti, è pronta a farlo per i lavoratori di altre imprese. O, più in generale, per la campagna di massa».
Sono settemila le aziende che hanno aderito in tutta Italia, Treviso ha una buona base di partenza: «Un numero che ci soddisfa. Una cinquantina sono di dimensione maggiore, le altre medio-piccole. C’è un'equa ripartizione settoriale e per aree delle provincia: la metalmeccanica, che ha numeri più grandi, rappresenta il 40%».
Ora il punto interrogativo è legato alla tempistica: «Si dice maggio, ma non è ben definita. Ci piacerebbe partire il prima possibile, magari a fine mese. Ma sappiamo che molto dipenderà dalla disponibilità dei vaccini e dal completamento della campagna riservata a ultrasettantenni e soggetti fragili. L’accordo racchiude, ad ogni modo, un’operazione complessa: ci sono ancora alcuni aspetti tecnici, organizzativi e logistici da chiarire. E bisogna riallineare il protocollo regionale a quello nazionale».
Ma la vaccinazione permetterà di rivedere presto la luce, dopo le ferite inferte dal Covid pure all’economia del Paese: «Il protocollo scaturisce da un’offerta di collaborazione del sistema industriale, sono state accolte le nostre istanze e ciò ci soddisfa. L'abbiamo sostenuto, perché esalta l'essere parte del territorio: ora possiamo costruire il nostro futuro in altro modo. Il vaccino è la pre-condizione per recuperare fiducia: molte imprese hanno saputo reagire bene, altre soffrono di più. Con la vaccinazione diventerà tutto più semplice».
I costi per la realizzazione del piano saranno in parte a carico del datore di lavoro, che di tasca sua contribuirà con spazi, organizzazione e personale medico. A carico dello Stato saranno invece vaccini, siringhe e strumenti informatici per la registrazione degli inoculi. Tutto si svolgerà in orario di lavoro, mattina o pomeriggio.
«Ci sono aziende che hanno dato pure la disponibilità a estendere la vaccinazione ai familiari dei dipendenti: bisognerà raccogliere con precisione le domande per poter avere un quadro preciso delle necessità», rimarca Milan. Ma chi si occuperà materialmente della profilassi? «Ci stiamo convenzionando con strutture di medicina privata. Ma siamo ancora in fase di valutazione», conclude il direttore generale Assindustria Venetocentro. Definiti gli ultimi aspetti tecnici, sarà da capire la tempistica. Il mondo industriale conta le ore. —
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