Fabbrica e studio, i roghi dei sospetti

Il curatore fallimentare della ex De Longhi giocattoli, distrutta dalle fiamme, ha subito un attentato incendiario due mesi fa
La ex De Longhi giocattoli distrutta dal rogo
La ex De Longhi giocattoli distrutta dal rogo

TREVISO. Meno di due mesi fa ha preso fuoco il suo studio, in via Verdi a Treviso: rogo doloso. L’altra notte le fiamme hanno distrutto l’azienda che segue come curatore fallimentare, la ex De Longhi Giocattoli di Villorba: a terra è rimasta una tanica, chiaro segno. Solo coincidenze, dietro questi due episodi che toccano il commercialista Franco Zovatto, ora finiti sul tavolo della Procura? Probabilmente sì, solo una strana linea del destino. Resta il fatto che per il professionista si tratta di una coincidenza un po’ inquietante.

«Se fosse successo il contrario, mi sarei posto qualche domanda»: Franco Zovatto risponde al telefono dalla sua scrivania in via Verdi 36, nello studio Benetton–Porrazzo. Contrario in questo senso: sarebbe stato ancora più inquietante se avesse preso fuoco prima la fabbrica, poi lo studio. «Quando c’è stato il rogo qui in via Verdi», dice il professionista, «ai primi di settembre, non avevo ancora alcun ruolo nel fallimento della ex De Longhi Giocattoli: la mia nomina a curatore è arrivata solamente ieri (mercoledì, ndr)». Poche ore prima, le fiamme hanno distrutto l’ufficio della ex De Longhi: impossibile, insomma, ipotizzare che la figura del professionista faccia da tratto comune ai due episodi, che qualcuno voglia intralciare il suo lavoro.

Che il rogo a Villorba sia doloso, come detto, non ci sono dubbi. Nemmeno sul fatto che chi ha appiccato l’incendio volesse distruggere i documenti contabili: le fiamme sono state “mirate” nell’ufficio che ospitava computer e documenti, e solo lì. La Procura ora vuole vederci chiaro, anche se - come detto - collegare questo episodio recente a quello di due mesi fa in via Verdi pare un azzardo. L’indagine sul rogo di Villorba è finita sulla scrivania del sostituto procuratore Mara de Donà, ma anche il collega Iuri de Biasi è stato informato: è lui che sta conducendo la precedente inchiesta per bancarotta per distrazione che vede indagati Stefano de Longhi insieme a Stefano Babetto e Cristiano Violato, amministratori della Dlf, società che ha acquisito marchio e capannone dalla storica azienda di vendita di giocattoli.

Nella notte del 2 settembre le fiamme che hanno colpito lo studio in cui lavora il curatore fallimentare della ex De Longhi Giocattoli si sono propagate dalla stanza dell'archivio, alla quale si può accedere attraverso il terrazzo: da lì sarebbe entrato il piromane. La scorsa notte, invece, il rogo a Villorba: l’incendio è stato segnalato ai vigili del fuoco poco dopo la mezzanotte. In pochi minuti in via Amendola sono arrivate le squadre del 115 che hanno domato le fiamme, già circoscritte all’ufficio che ospitava la contabilità. Chi ha acceso la fiamma iniziale, insomma, voleva distruggere i documenti contabili della società che è stata dichiarata fallita solo poche ore dopo. Questa, a differenza di quella che chiama in causa il ruolo del curatore, è impossibile da ritenere una coincidenza.

I risultati dei primi accertamenti svolti dai carabinieri e dai vigili del fuoco sono arrivati ieri in Procura. Il magistrato, dopo aver disposto il sequestro della tanica contenente liquido accelerante trovata sul luogo del rogo, sta valutando l’opportunità di porre sotto sequestro anche l’intero edificio di via Amendola. Il capannone ha già i sigilli apposti dalla guardia di finanza per sequestrare la merce della Dlf Group.

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