Ex manicomio, la storia da salvare

Che fine hanno fatto materiali, arredi e archivio cartaceo dell'ex ospedale psichiatrico del Sant'Artemio, ora sede della provincia di Treviso?
A tenere alta l'attenzione è un comitato di cittadine, in prima linea Luisa Tosi, Paola Bruttocao e Raffaella Frattini che dal 2000 lavorano per salvare la memoria di uno dei luoghi simbolo della città, polo di ricerca e cittadella di custodia per migliaia di malati psichici, dal 1911 fino alla dismissione degli anni Novanta.
A fare chiarezza sul destino dei materiali del “manicomio” è il dottor Gerardo Favaretto, direttore del dipartimento di salute mentale dell'Usl 9 di Treviso: «Molti oggetti e mobili non sono stati persi, bensì dispersi all'interno dei vari spazi e sale dell'Usl 9. Ad esempio nel mio ufficio c'è il quadro originale col progetto della struttura. Altri materiali sono invece ospitati in un magazzino di via Pisa e nei sotterranei del dipartimento di salute mentale». Sotterranei che ci sono stati aperti e che abbiamo visitato: all'interno delle due stanze adibite ad archivio si trovano infatti centinaia di registri, faldoni, cartelle cliniche ed effetti personali, come quelli di un illustre ospite del Sant'Artemio, l'artista Gino Rossi (1884-1947) solo parzialmente salvati.
«Questo materiale ancora da inventariare e da visionare racconta la storia medica ma anche umana di molti pazienti ricoverati e il ruolo rivestito dalla struttura che è stata convertita anche a ospedale di guerra. Abbiamo avviato, nonostante le difficoltà economiche e di risorse del momento, una politica di recupero e salvaguardia», commenta Favaretto.
Che si stia andando nella direzione della valorizzazione di ciò che rimane del vecchio ospedale psichiatrico, lo testimoniano i tremila volumi della “biblioteca recuperata” e già allestita nella sala riunioni del dipartimento trevigiano di Salute Mentale. Sarà inaugurata quest'anno, noi l'abbiamo visitata in anteprima.
«Si è trattato di una grossa operazione conservativa», spiega Favaretto: «Il riordino, curato dalla dottoressa Paola Bruttocao, ha riportato alla luce un importante corpus di manuali di medicina generale, pedagogia e psichiatria, testi che vanno da fine Ottocento a metà anni Cinquanta».
Insieme all'Usl 9 il gruppo formato da Tosi, Bruttocao e Frattini lancia un appello a tutti i cittadini: chiunque abbia del materiale cartaceo e oggettistica del Sant'Artemio può mettersi in contatto con il dipartimento di salute mentale di via Scarpa; restituirlo alla cittadinanza sarebbe un bel gesto per non dimenticare un luogo di follia e di sofferenza che è parte integrante della storia di Treviso. Per informazioni telefonare al numero 0422 322010.
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