Ex distretto, ecco il piano di Fondazione su Treviso

Annunciato, atteso, il piano per la completa riqualificazione dell’ex distretto militare nel bastione San Paolo è arrivato. Fondazione Cassamarca lo ha inviato in Comune pochi giorni fa, precisamente il giorno prima di Capodanno, un faldone di progetti, pareri, valutazioni, ricostruzioni storiche e soprattutto immagini di quello che sarà, un domani, la grande area affacciata sul Sile che oggi ospita un pezzetto di Università.
Come era stato ventilato a metà autunno, Ca’ Spineda è tornata a calcare le linee della prima pianificazione urbanistica, quella iniziata nei primi anni del Duemila e arenatasi prima sulla crisi del mattone, poi nei rovi di una trattativa di vendita con Numeria sfumata in zona Cesarini. Si torna quindi a parlare di suddividere i futuri 56mila metri cubi di volumetria in tre aree: una destinata alla residenzialità, una destinata ad uffici e negozi, un’altra destinata all’«istruzione» in genere. Già, Fondazione sottolinea questa dicitura sottolineando che non si parla di sola università come si faceva un tempo, ma si apre il ventaglio delle possibilità anche alla realizzazione di aule, magari una biblioteca o altri spazi per l’educazione. Un modo per allargare l’orizzonte anche oltre Ca’Foscari, la cui presenza all’ex distretto resta anche uno dei nodi fondamentali da sciogliere.
Fondazione sta aspettando infatti di capire quali siano le intenzioni dell’università di Venezia: se voglia rimanere dov’è; se sia disposta a valutare l’idea di un trasferimento dei corsi in una ipotetica cittadella universitaria all’Appiani (che molti in Fondazione guardano di buon grado perchè permetterebbe di mettere sul mercato anche il palazzo in riva al Sile oggi occupato dai corsi di Padova); o se sia invece interessata ad acquistare gli spazi dov’è oggi, ovvero quelli all’ex distretto.
È una questione dirimente, perchè da questa dipende anche il posizionamento dell’affare “ex distretto” nel mercato immobiliare.
Fondazione infatti non ha alcuna intenzione di impegnarsi nella riqualificazione del complesso, vuole vedere il timbro sul progetto e lo vuole vendere, accollandosi eventualmente solo gli oneri di una progettazione prodromica al cantiere esecutivo. Di qui la necessità di capire se al prezzo ipotizzato oggi, ovvero 20 milioni di euro circa, vada tolto il costo dell’area universitaria.
Intanto, su carta, il progetto «è una fedele ricostruzione del complesso architettonico dell’antico convento di S.Paolo» spiegano da Fondazione, quello nato nel 1200 e rimasto attivo fino alla dominazione francese quando buona parte del complesso venne abbattuto. Il piano prevede di ricostruire i volumi scomparsi ricomponendo il chiostro e l’edificio della chiesa eliminando al contempo tutte le parti estranee all’antico corpo come l’edificio che oggi corre lungo il parcheggio sul Sile da Ponte Dante fino al Castello Romano.
Le nuove edificazioni si mescoleranno così, un domani, ai restauri di quanto è rimasto in piedi ed è oggi in disuso. Il 26 gennaio inizia il confronto tecnico per date il definitivo via libera al piano. Poi l’ultima parola spetterà al mercato immobiliare.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso