Ex consorzio, è fallimento Addio alla riqualificazione

È uno di più grandi buchi neri della città e tale resterà ancora per molto tempo, almeno stando a quanto decretato dal tribunale di Treviso che la settimana scorsa ha firmato il fallimento della Fires, la società che ne aveva la gestione.
Stiamo parlando dell’ex consorzio agrario lungo la Castellana, un immenso capannone nell’area artigianale alle porte del capoluogo che un tempo ospitava la Coldiretti e l’attività commerciale legata all’agricoltura e da anni ormai versa in abbandono, in attesa di un rilancio. E proprio a quel rilancio aveva lavorato la proprietà – la Fires, di cui un tempo è stato revisore dei conti l’ex assessore al bilancio di Treviso Fulvio Zugno – prima proponendo un progetto di edificazione da realizzarsi in sinergia con il Mercato Ortofrutticolo, poi nei giorni nostri imbastendo un dialogo con l’amministrazione comunale che in via di progettazione del piano degli interventi aveva aperto a vari proprietari immobiliari offrendo la possibilità di un accordo pubblico-privato.
Fires e Ca’Sugana avevano così stretto un patto: Fires (che fa capo all’imprenditore Giacomo Silvestrini che acquistò l’area anni fa per 8,5 milioni) avrebbe avuto la possibilità di riqualificare l’intero complesso godendo di una strada privilegiata anche in termini di cubature, Ca’Sugana avrebbe avuto in cambio la realizzazione di un parco verde. «non c’è interesse speculativo» aveva messo nero dsu bianco la Fires presentando il progetto.
Cosa prevedeva? La completa demolizione del maxi fabbricato in semi-rovina e la redistribuzione sull’area di tre volumi: due dedicati al commercio di prodotti agricoli, un terzo da indirizzare ad attività espositivo-fieristica. In totale 31 mila metri quadrati di superficie calpestabile circondata da verde e circa 500 parcheggi. L’ex consorzio avrebbe dovuto rinascere sotto forma di Expo dell’agricoltura, un progetto che anticipava di gran lunga quello che poi avrebbe ipotizzato anche Damaso Zanardo per l’ex Pagnossin, ma del cantiere non si è vista traccia perchè poco dopo aver avuto il timbro sull’accordo pubblico-privato, la Fires ha iniziato a zoppicare arrivando prima a chiedere il concordato, poi a incassare il decreto di fallimento.
L’unica possibilità per arrivare a immaginare un destino diverso dall’abbandono sta in un eventuale acquirente, dopo la procedura fallimentare avviata dal tribunale. Sempre ammesso che il piano interessi ancora. Oltrettutto andava ad inserirsi in un’area che era, ed è , al centro di un annoso dibattito ripropostosi anxche in quest’ultima campagna elettorale. A Sud del consorzio agrario dovrebbe sorgere infatti il grande cavalcavia destinato a collegare la rotonda della Madonnina con la fantomatica “Noalese bis”, la grande strada che un domani permetterebbe di passare dalle Stiore alla tangenziale senza passare da San Giuseppe ma percorrendo tutta la cosiddetta area Treviso-Servizi dove doveva sorgere anche il nuovo scalo ferroviario.
L’amministrazione Manildo voleva realizzarla, ed anche Mario Conte l’ha inserita nelle priorità. Ma sono vent’anni che il progetto è disegnato nelle mappe dei piani cittadini e non ci sono mai stati soldi, nè reale intenzione, di arrivare al cantiere. Il cantiere ipotizzato dalla Fires poi si inseriva anche nel generale piano di riqualificazione dell’area del Mercato Ortofrutticolo, partito adesso con la definizione dell’accordo che dovrebbe portare alla realizzazione della copertura della struttura.
Ca’ Sugana immaginava un mercato, con una fiera dell’agricoltura e un parco adiacente, spazi commerciali e direzionali dedicati al biologico e all’impresa green che a detta di Fires avrebbero dovuto essere realizzati anche in materiali eco-compatibili.
Purtroppo dovrà aspettare. E quel che è peggio: no si sa quanto e se servirà a qualcosa.
Federico de Wolanski
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