Energia pulita, truffa da mezzo miliardo Sette arresti, sequestrati sei milioni

Si chiamano certificati bianchi o titoli di efficienza energetica, e sono stati lo strumento utilizzato per mettere a segno una gigantesca truffa che avrebbe potuto provocare un ammanco di mezzo miliardo di euro dalle casse dello Stato. Usufruivano infatti di rimborsi fiscali per impianti energetici mai eseguiti i 28 indagati di 15 società di servizi scoperti dalla Guardia di Finanza di Treviso, che ha arrestato in tutta Italia sette persone, tra cui i trevigiani Paolo Freda di Ponzano, Roberto Impedovo di Treviso e la padovana Mara Franchin di Pontelongo, e sequestrato beni per 110 milioni di euro tra Padova, Frosinone, Cosenza e Treviso. Altre quattro persone si trovano agli arresti domiciliari: due a Frosinone, uno a Milano e un altro a Cosenza.
l’indagine
È il risultato dell’indagine «Energia Cartolare» iniziata un anno fa dai finanzieri trevigiani, coordinati dal sostituto procuratore Davide Romanelli, i quali hanno scoperto una maxi-frode da 500 milioni di euro sui cosiddetti «Titoli di Efficienza Energetica», dietro presentazione di progetti di efficientamento energetico, in realtà mai eseguiti. È stato accertato che i fornitori di società che detenevano «certificati bianchi», incaricati ad “evadere” le pratiche, erano evasori totali, oppure presentavano dichiarazioni annuali con valori irrisori, e comunque incongrui rispetto a quelli indicati dai clienti. I finanzieri hanno così accertato che 15 “Energy Saving Company” (ESCo) avevano attestato falsamente al Gestore dei Servizi Energetici (GSE, organo del Mef) di aver eseguito oltre 3.900 interventi di efficienza energetico, consistenti principalmente nella sostituzione di vetri semplici con doppi vetri, isolamento di pareti e coperture per il riscaldamento o raffrescamento di involucri edilizi. In tal modo maturavano il diritto al rilascio di Titoli di Efficienza Energetica (i «certificati bianchi»), rappresentativi, in sostanza, di un contributo pubblico per il risparmio di energia. Ma sia gli artigiani che i loro clienti non sapevano nulla; erano stati “rubati” i dati per fare fatture false.
i certificati bianchi
Ma chi è GSE e quale era il sistema utilizzato per compiere la truffa? Dal 1999, in conformità con gli indirizzi strategici e operativi definiti dal Ministero dello sviluppo economico, GSE ricopre un ruolo centrale nell’incentivazione e nello sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia. La principale attività è la promozione, anche attraverso l’erogazione di incentivi economici, dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. GSE è, inoltre, responsabile dell’attuazione dei meccanismi di promozione dell’efficienza energetica e svolge attività di informazione per promuovere la cultura dell’uso dell’energia compatibile e sostenibile con le esigenze dell’ambiente. Qui entrano in gioco i “certificati bianchi”, con cui, poi, si sarebbe fatta la truffa. Si tratta titoli negoziabili, che hanno un valore economico suscettibili di variazioni a seconda dell’andamento del mercato, che certificano il conseguimento di risparmi energetici negli usi finali di energia attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica. Il sistema dei certificati bianchi è stato introdotto nella legislazione italiana nel luglio 2004 e prevede che i distributori di energia elettrica e di gas naturale raggiungano annualmente determinati obiettivi quantitativi di risparmio di energia primaria, espressi in tonnellate equivalenti di petrolio risparmiate. Un certificato equivale al risparmio di una tonnellata di petrolio.
il business
La negoziazione di questi titoli sul mercato regolato dall’apposito Gestore (GME) ha garantito agli indagati di ottenere un indebito profitto di circa 110 milioni di euro. Si tratta solo di una parte dell’importo, stimato in oltre cinquecento milioni di euro, che gli indagati avrebbero potuto monetizzare negli anni successivi e che invece è stato stoppato dalle fiamme gialle della Marca. A farne le spese alla fine erano comunque i contribuenti che in bolletta si trovavano gonfiata la voce “Oneri di sistema”. «Si tratta di un’inchiesta di grande importanza», ha detto ieri il colonnello Alessandro Serena, comandante provinciale della Guardia di Finanza, «partita grazie all’intuito del Nucleo di Polizia economico e finanziaria che si è resa conto che i fornitori che avrebbero dovuto aver eseguito i lavori di efficientamento energetico risultavano evasori». L’indagine pilota di Treviso ha comunque generato diverse inchieste che sono in corso in tutta Italia su questa delicata materia. —
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