«Elisa, dono e vera luce per tutti noi» Giovanna Stefanel racconta la madre

il ricordo
«Mia madre è stata per noi un grande faro, una grande luce, un grande dono, una grandissima mamma. Ci dispiace che gli ultimi anni siano stati difficili per lei. Una donna di grande cultura, molto generosa e dal cuore aperto. Alla morte di papà nel 1987, con i figli prese in mano le redini dell’azienda». Inizia così il racconto di Giovanna Stefanel, figlia di Elisa Lorenzon e Carlo Stefanel, fondatore e presidente del Gruppo Stefanel. Il funerale della mamma Elisa, presidente onoraria della "Stefanel" morta a 95 anni, si terrà a Levada lunedì 4 gennaio alle 14.30, con le restrizioni imposte dalle normative sul coronavirus, in forma più privata possibile – dicono i familiari - nonostante le numerosissime persone che ebbero modo di conoscere lei, che sposò Carlo Stefanel nel 1952 a Negrisia, dov’era nata.
Come cominciò l’attività imprenditoriale dei suoi genitori?
«Papà e mamma nacquero entrambi nel 1925. Carlo il 15 novembre, Elisa il 16 luglio. Furono due grandi lavoratori, iniziarono dal nulla e misero insieme un’attività, cresciuta e sempre più sviluppatasi nel tempo. Avevano l’indole della loro generazione, che si rimboccava le maniche per lavorare con pochissime risorse. Per mettere insieme qualcosa dovettero lavorare davvero molto. Partirono dal nulla e costruirono giorno dopo giorno la loro azienda. Avevano entrambi 27 anni quando si sposarono, nel 1952. Vissero prima a Camino, poi Oderzo e infine nella casa di Ponte di Piave, dov'è cresciuta la nostra famiglia».
Poi nacque il marchio Stefanel...
«Fondarono il “Maglificio Piave” nel 1959 tra grandi sacrifici, poi con l’alluvione del Piave del 1966 i macchinari e i capannoni finirono sotto acqua, ma riuscirono a salvarli: con grande energia e lavorando sodo, continuarono l’attività e andarono avanti. Vent’anni dopo nacque la “Stefanel”. Mi ricordo dei primi anni in azienda. Dall’età di 18 anni, sia io che mio fratello Giuseppe entrammo a lavorare nel maglificio. Era bellissimo il momento del caffè la mattina, che tutti e quattro insieme prendevamo nell’ufficio di papà Carlo. Era un bellissimo momento, col quale iniziavamo la giornata insieme. L’idea del franchising fu poi di mio fratello Giuseppe. Non ho ricordi che si facessero vacanze. La nostra vacanza era il nostro lavoro. Papà e mamma furono un grande esempio per noi. Io lavorai in azienda fino agli Anni Novanta, quando mi trasferii in Germania a Berlino, dopo il matrimonio con Ludwig. A far ulteriormente crescere l’azienda fu poi mio fratello Giuseppe».
E le giornate di sua mamma Elisa?
«Mia madre non era mai stata ambiziosa di voler apparire. La sua giornata non passava mai senza venire in fabbrica. Amava l’azienda e i dipendenti. Era profondamente religiosa, non mancava mai la messa della domenica in chiesa a Ponte di Piave, ma spesso amava andare anche alla basilica della Madonna dei Miracoli a Motta di Livenza. Quando si è ritirata dal lavoro, andava a messa tutti i giorni. Ha avuto un ruolo fondamentale nell’azienda fino a qualche anno fa, quando la malattia è diventata sempre più grave e ha dovuto ritirarsi nella sua casa di Ponte di Piave». —
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