Electrolux, 200mila frigo in Ungheria

L'azienda: produrli in Italia costa 7 volte tanto. Confermati i 500 esuberi
Manifestazione di protesta all’Electrolux Sopra Sacconi ieri ad Asolo
Manifestazione di protesta all’Electrolux Sopra Sacconi ieri ad Asolo
 
Duecentomila frigoriferi in meno da produrre a Susegana - andranno in Ungheria - entro il 2014, per cui è difficile che Electrolux possa rinunciare ai 500 esuberi programmati. Anche se all'incontro fra le parti che si è svolto ieri a Marghera il sindacato l'ha chiesto all'azienda. E tornerà a sollecitarlo nel confronto di giovedì prossimo, presso il governo.
 Costano troppo i frigoriferi fabbricati a Susegana. Solo di lavoro, ben 35 euro al pezzo per ogni dipendente. In Ungheria, invece, un settimo, 5 euro.  Ecco perché Electrolux ha deciso di delocalizzare anche quanto resta a Susegana. Ad eccezione dei frigo da incasso, che continuano ad essere richiesti, ma in quote inferiori del passato: 804 mila pezzi entro l'anno, poco più di 700 mila entro il 2014, quando si concluderà il piano di ristrutturazione in discussione. Quello in essere, sottoscritto nel 2008, prevedeva, invece, che la sopravvivenza dell'azienda trevigiana fosse ancorata ad almeno 920 mila pezzi.  «La paura, adesso, è che in futuro non restino più neppure i frigo da incasso», ammettono i delegati della Rsu. Ieri hanno partecipato all'incontro con l'azienda a Marghera, nella sede degli Industriali veneziani.  Poche le novità emerse al tavolo di ieri. Electrolux ha confermato la quantità degli esuberi (800, metà dei quali nella Marca) ed ha promesso che a Susegana investirà 15 milioni di euro. Che non sono bruscolini, ma che per il sindacato sono insufficienti a garantire la continuità del sito produttivo.  «Ecco perché - riferisce Michele Pizzocco, Fim Cisl, coordinatore sindacale del gruppo - abbiamo chiesto alla controparte di rivedere radicalmente il piano e in particolare di ridurre il numero degli esuberi. Ma anche - prosegue Pizzocco - di attivare tutti gli strumenti necessari per ricollocare al lavoro operai ed impiegati».  Una parola, si dirà. Ma anche negli ambienti sindacali si concorda con l'intuizione maturata in taluni ambienti politici che gli incentivi non siano dati ai lavoratori in dismissione, ma alle aziende del territorio che saranno disponibili ad assumerli.  Al tavolo della trattativa non è stata per ora presa in considerazione la proposta del senatore Maurizio Castro di una fusione tra Electrolux e Indesit per salvare la produzione bianca in Italia. «Non ci sottraiamo al confronto neppure su un tema così delicato» anticipa Pizzocco.  Tra le richieste avanzate ieri dal sindacato all'Electrolux c'è anche la disponibilità a sostituire i frigo in fuga con nuovi prodotti.

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