Educazione permissiva, i giovani si credono onnipotenti

Figli contro i genitori, ragazzi pronti ad alzare le mani per un no pronunciato da mamma e papà. Gli ultimi due episodi offrono uno spaccato preoccupante della quotidianità familiare. Viene da...

Figli contro i genitori, ragazzi pronti ad alzare le mani per un no pronunciato da mamma e papà. Gli ultimi due episodi offrono uno spaccato preoccupante della quotidianità familiare. Viene da chiedersi come sia la famiglia di oggi e che tipo di difficoltà debba gestire, in termini di relazioni umane, al suo interno. A tratteggiare un quadro del presente, è la dottoressa Antonella Baiocchi (nella foto), psicoterapeuta e criminologa. «Diciamo che questi fatti di cronaca fanno venire alla luce il problema dell'analfabetismo relazionale, il grande male con cui la nostra società sta facendo i conti», sostiene, «viviamo in un mondo che conosce perfettamente l'abc del funzionamento del corpo, ma non sa assolutamente nulla della propria psiche, cioè di quel luogo in cui si fanno i conti con i propri comportamenti, desideri, volitività». Un'ignoranza che si traduce, oggi come ieri, in modalità educative sbagliate da parte di chi è chiamato ad educare i figli. «Per semplificare possiamo dire che ognuno di noi ha dentro un software che raccoglie ed elabora dati», continua Baiocchi, «nella gestione della diversità, i nuclei familiari di una volta proponevano il modello autoritario; oggi funziona quello permissivo; la grande assente è la terza via, quella dell'autorevolezza che significa equilibrio e confronto». Dietro quindi ad alcuni episodi di violenza compiuti dai figli nei confronti di genitori, non si nasconderebbero dipendenze da droghe, o alcol, bensì l'analfabetismo relazionale. «L'essere autorevole è la via di mezzo, ma bisogna prima bonificare le radici dell'autorità o quelle del permissivismo che ci sono state tramandate. Per il passato erano i genitori ad avere l'autorità. Invece i figli del nostro tempo sono nati dagli autoritari di ieri che cercano però di essere diversi dagli insegnamenti ricevuti e si posizionano verso il polo della permissività. Questo permessivismo provoca nella prole idee di onnipotenza, la convinzione che i propri bisogni vadano soddisfatti e subito, intolleranza nella frustrazione. La terza via quella dell'autorevolezza, che significa confronto e assertività, manca quasi del tutto. È su questa che bisogna puntare».

Valentina Calzavara

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