È morto Romano Costi, il maestro della Tuffatrice

Lo scultore trevigiano, malato da tempo, si è spento ieri mattina all’età di 73 anni Il suo atelier sul ponte della Malvasia è uno dei luoghi più suggestivi della città

Un corpo esile, sinuoso, in procinto di tuffarsi in uno dei canali che solca il cuore di Treviso. Una statua bronzea, nota come la “Tuffatrice”, che ha trasformato il ponte della Malvasia in un luogo tanto suggestivo quanto fotografato. Così Romano Costi immaginava i corpi cui dava vita a partire dai materiali più diversi. Lo scultore trevigiano, che proprio sul ponte della Malvasia aveva il suo atelier, è morto improvvisamente: aveva 73 anni.

Una crisi respiratoria lo ha strappato all’affetto di sua moglie, dei suoi cari. Romano Costi soffriva da tempo di una malattia con cui però aveva imparato a convivere, una patologia che gli aveva fiaccato il fisico, ma non certo la mente di grande artista, noto a livello nazionale e internazionale.

Le sue sculture fanno mostra di sé in mezzo mondo: da New York a Buenos Aires, passando per Parigi e Londra. La passione per la scultura, per l’arte figurativa in tutte le sue espressioni, era innata in Romano Costi. Anche il padre Talete era un artista, che è riuscito a trasmettere a entrambi i figli, Romano e Achille, l’amore per il bello, per l’espressione artistica.

Costi, trevigiano di nascita, classe 1940, lo si vedeva spesso nel suo atelier, circondato di oggetti antichi, così come delle statue che lo hanno reso famoso nel mondo. Lo scultore, ma anche maestro del ferro, medaglista, disegnatore, negli anni era riuscito a sdoppiare il suo laboratorio in due: ne aveva aperto un altro a Porto Rotondo, in costa Smeralda, uno dei gioielli della Sardegna. Lì trascorreva i mesi estivi, accompagnato dalla moglie, sua compagna di vita da oltre cinquant’anni.

L’opera di Romano Costi era notissima a Treviso: lo scultore infatti era solito donare alla città statue che aveva forgiato con le sue mani. Una si trova dietro al vecchio municipio, un regalo a Treviso che ora, dopo la sua morte, assume un valore ancor più importante.

«Romano amava la sua città, era trevigiano di nascita e a Treviso ha sempre vissuto», racconta la moglie, distrutta per aver perso un amico, oltre che un marito e un compagno di vita, «la passione per l’arte gliel’aveva trasmessa suo padre. Romano, nonostante il successo che ha riscosso nel corso della sua lunga carriera di artista, era rimasto una persona semplice e appassionata».

Descrive il marito come uno «scultore e un appassionato di cose». Dietro le grate, dalla vetrina buia, si intravedono gli oggetti da cui Romano Costi traeva ispirazione: «Romano era uno scultore apprezzato in tutto il mondo», ricorda la moglie, «suoi lavori sono esposti in tutto il mondo. Ogni opera ha una sua storia da raccontare. Era legato a ognuna di esse, perché ciascuna per lui, come per me, rappresentava qualcosa di speciale, di unico».

La notizia della morte di Romano Costi ieri si è sparsa rapidamente in tutta la città, sono moltissime le telefonate di cordoglio che sono giunte all’abitazione della coppia. Per tutta la giornata di ieri la porta dell’atelier di ponte della Malvasia è rimasta chiusa.

Ora si attende che la famiglia fissi la data del funerale:

«Con ogni probabilità le esequie saranno celebrate a Silea, ma dobbiamo aspettare domani per poter fissare una data».

Nonostante la tristezza, il dolore per la perdita, la moglie di Romano Costi sa che suo marito continuerà a vivere attraverso le opere che ha realizzato nel corso della sua lunga carriera.

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