È morto Mario Albanese, testimone della “vecia” Treviso

Era uno dei volti storici di Treviso, Mario Albanese, testimone di una città in bianco e nero che lui stesso, dopo suo padre, aveva immortalato in tantissime fotografie e continuava a raccontare a...

Era uno dei volti storici di Treviso, Mario Albanese, testimone di una città in bianco e nero che lui stesso, dopo suo padre, aveva immortalato in tantissime fotografie e continuava a raccontare a chi aveva voglia di ascoltare io tanti aneddoti che portava con sé, nella sua andatura lenta e curva di settantenne che mai si stancava però di frequentare piazze e osterie del centro. Mario Albanese è morto venerdì dopo una lunga malattia, assistito dalla moglie alla Casa dei Gelsi. Aveva 71 anni, sempre vissuti a Treviso (anche se, per un periodo, aveva preso casa popolare a Carbonera) e sempre con moglie e figlio al seguito. Una famiglia che era diventata essa stessa una caratteristica di Treviso e del suo fiorire di ritratti di persone note, ma e meno note. Sempre disponibile a una parola, sempre attento, Mario era soprattutto un dispensatore di pensieri e immagini; un po’ poeta – qualcuno parla addirittura di “filosofo” – soprattutto storico, detentore di un patrimonio di scatti di vita trevigiana donato all’archivio storico trevigiano che conteneva poco meno di 500 immagini di vita quotidiana e attualità degli anni Cinquanta e Sessanta, foto di famiglia e foto personali. Si era formato nello studio fotografico di Mario Paggiaro dove aveva lavorato fino al 1967, poi si era messo in proprio aprendo uno studio in via Manin, ancora una delle zone di Treviso che più frequentava fermandosi per un’ombra all’Antico Pallone. «Uno che ha saputo vivere con la schiena dritta», racconta di lui Gian Domenico Mazzoccato, «è stato lui a farmi innamorare della fotografia e a insegnarmi il piacere di stare in camera oscura. Una bella voce di poeta, uno sguardo curioso e indagatore». Tanti i trevigiani che lo ricordano. I funerali verranno fissati a breve. (f.d.w.)

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