Due morti in una settimana: «Gorghi e sifoni, il Piave è una trappola»

TREVISO. Un pomeriggio di sole, il richiamo irresistibile dell'acqua. Un tuffo, niente di meglio per scampare alla calda estate. Il dopo, è questione di attimi. L'amico non riemerge, sarà uno scherzo, è sempre il solito burlone.
Ma passano i minuti e le acque che si sono richiuse sopra alla sua testa non lo restituiscono più. Sirene di ambulanze, il rumore di un elicottero. La gente abbandona la tintarella e ora, attonita, osserva il Piave. Tutti gli occhi cercano invano tra le sue increspature.
Poi il corpo affiora, possono passare solo minuti o anche giorni, ma è sempre troppo tardi. Troppe volte il Piave è diventato una trappola letale. Nonostante il divieto di balneazione sul suo letto si continua a morire. È successo altre due volte in pochi giorni.
Domenica pomeriggio è affogato nel letto del fiume tra Segusino e Vas il 25enne Abdelazi El Bakri, sette giorni prima era capitato a Nicola Bertoli, chef 24enne di Marghera.
I PERICOLI. «L'acqua gelida a regime torrentizio come quella del Piave e del Sile nasconde molte più insidie del mare. Le correnti forti e la profondità molto variabile generano gorghi che risucchiano i bagnanti» spiega Paolo Rosi, direttore della centrale operativa Suem 118 di Treviso che nella sua lunga esperienza è incappato più volte nelle emergenze da annegamento lungo fiumi, cave e laghetti nella Marca Trevigiana.
Non basta saper nuotare bene quando s'incappa in un mulinello d'acqua dolce. «Nuotare nel corso principale del fiume non è come fare il bagno al mare o in piscina, perché la presenza di rocce e dislivelli altera il flusso dell'acqua, i gorghi portano verso il fondo del fiume, uscirne è un grosso problema, non è detto ci si riesca» prosegue il dottor Rosi.
Imprudenza, spavalderia e sfortuna, andando a ritroso nel tempo dal Piave riaffiora una densa antologia di lutti. Quel fiume è un cimitero di croci deposte sul suo fondale. Almerino, Davide, Maria Angela, Emilio, Hitcham, Manuel, don Federico, il piccolo Li-Xie un bimbo cinese di appena sette anni, portato via dalle correnti mentre giocava con una palla, accadeva 21 anni fa.
La spiaggia di ghiaia e l'acqua cristallina non devono trarre in inganno. I cartelli che vietano la balneazione mettono in guardia, ma pochi sembrano curarsi dei rischi.
Le scampagnate del fine settimana spesso diventano l'occasione per una bella nuotata nel fiume.
L’APPELLO. «L'impatto con l'acqua fredda e con le correnti può costare davvero caro, la difficoltà ambientale unita allo sforzo fisico, porta a non riuscire più a controllare la situazione quando si incappa in un sifone» evidenzia l'esperto.
Il destino è scritto in pochi centimetri. Questo spiega perché un bagno in compagnia nel fiume può essere fatale solo per uno dei partecipanti.
«Quando il fondale è disomogeneo trovarsi mezzo metro più in qua oppure più in là può fare la differenza- conclude il dottor Rosi- bisogna evitare la corrente del fiume, non ci si deve tuffare, questa è l'unica regola che vale».
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