«Dovete scoprire chi ha ucciso mia sorella»

QUARTOD’ALTINO. Sono trascorsi più di 23 anni da quella sera del 29 gennaio 1991, quando la pasticcera Sandra Casagrande venne uccisa a 44 anni, con venti coltellate, all’interno del suo negozio sotto ai portici di via Roma. Ventitré anni che non hanno portato alla soluzione del delitto di Roncade.
Da allora la famiglia della pasticcera continua a chiedere giustizia. Forte dei suoi 90 anni, Bianca Casagrande, la sorella di Sandra, non si è ancora rassegnata. Lo ha ribadito forte e chiaro martedì pomeriggio, durante il collegamento con “La vita in diretta” su Rai 1 dalla sua casa di Quarto d’Altino. «Voglio sapere la verità, voglio sapere chi è stato a uccidere mia sorella», ha detto Bianca Casagrande all’inviata della Rai, incalzata dalle domande di Cristina Parodi e Marco Liorni dallo studio. «Mi manca poco», ha aggiunto Bianca riferendosi alla sua età oramai avanzata, «che almeno sappia perché è successo». La sete di giustizia della sorella di Sandra l’ha spinta negli anni a interpellare direttamente le istituzioni: ha scritto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a Papa Francesco, all’ex ministro della Giustizia Paola Severino, al premier Matteo Renzi.
«Ma non ho mai avuto alcuna risposta», ha confessato l’anziana non senza rammarico. L’ultima lettera in ordine di tempo, Bruna l’ha fatta consegnare domenica scorsa al Patriarca di Venezia, monsignor Francesco Moraglia, in visita pastorale a Quarto d’Altino. «Mi permetto di rivolgermi a lei perché non riesco, nonostante il tempo trascorso, a trovare la serenità. Una sua parola potrebbe condurmi verso la pace interiore e una sua preghiera potrebbe avvicinarmi alla compagnia del Dio in cui credo», ha scritto Bianca Casagrande al patriarca, «vivo con i figli e i nipoti, ma non riesco a dimenticare l'assassinio della mia cara sorella. Le volevo bene e mi manca il suo sorriso».
La sorella di Sandra Casagrande ha accennato alle lettere durante il collegamento con “La vita in diretta”. Lei, che punta dritta alla verità, è convinta che ci siano ancora molti tasselli da scoprire nel mosaico per risolvere il delitto di sua sorella. «Ci sono persone che nascondono qualcosa», ha detto davanti alle telecamere di Raiuno. Gianni, uno dei nipoti della pasticcera, nel corso del collegamento ha ricordato: «Ogni tanto Sandra mi raccontava dei cartelli che trovava appesi alla porta con scritte lasciate da una mano che conosciamo».
Il giallo irrisolto della pasticcera di Roncade, dunque, è tornato alla ribalta nazionale grazie a “La vita in diretta”. Del caso si è occupato molte volte anche “Chi l’ha visto?” su Rai 3. E proprio dalla trasmissione di Federica Sciarelli era arrivato un forte input alle indagini. Era il gennaio del 2010 quando in redazione era arrivata una testimonianza-choc, resa in forma anonima. «Voglio fare una dichiarazione sul fatto di Roncade che conosco molto bene, ma voglio restare anonimo. È un uomo in divisa, che molestava continuamente la Sandra, lo sapevano tutti, ma su di lui nessuno ha fatto indagini. Sicuramente quella sera era lì. Ma chi l’ha visto ha sempre negato e oggi continua ad avere paura e non è l’unico ad avere paura…». «Qualora la magistratura lo richiedesse, sarei pronto a sottopormi al test del Dna»: lo aveva detto subito dopo la messa in onda il maresciallo Giuseppe Gentile, comandante dei carabinieri di Roncade nel 1991. Secondo gli investigatori, a uccidere Sandra Casagrande era stato un uomo, tenuto conto della violenza e della forza dei colpi inferti alla bella donna, oggetto d’attenzioni di molti dopo essere rimasta vedova undici anni prima di morire. Nel giugno 2009 la Procura aveva riaperto il caso, avendo in mano il profilo genetico dell’assassino trovato su alcune banconote al distributore Agip di Biancade. Sembrava una svolta, invece ancora una volta sul caso è tornato a calare il sipario. Ma i familiari di Sandra non ci stanno e chiedono giustizia.
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