Donna spiata di nascosto, otto mesi all’ex marito

Un sistema di videosorveglianza con 4 telecamere nascoste nella casa che condivideva con la moglie, anche dopo la separazione. Un altro di geolocalizzazione (gps) nella macchina della donna. Tanto è bastato ad una donnaper portare a processo il suo ex marito, un 48enne di San Pietro di Feletto, accusato di interferenze illecite nella vita privata. Un processo terminato con una condanna a 8 mesi di reclusione, ma solo per il reato tentato. Non è stata raggiunta la prova che, oltre a filmare per gelosia la sua ex, l’uomo abbia scaricato e visionato quelle immagini.
Il gf in casa
Il fatto risale al 2013 quando due coniugi di San Pietro di Feletto decidono di separarsi. Una separazione, come spesso accade, un po’ turbolenta. Con la donna che, su decisione del tribunale, può tornare a vivere nella casa coniugale con l’ex marito ed i figli. È in quel periodo, per ben sette mesi, che la donna sarebbe stata spiata da una sorta di Grande Fratello installato in casa dal sue ex marito. Quattro telecamere, nascoste, una delle quali anche nella camera da letto della ex moglie, oltre che in altri punti strategici della casa, ed un gps in auto. A far sospettare la donna di essere spiata e a indurla a denunciare il marito, fu un particolare episodio. Un giorno i figli avevano chiesto alla madre se la settimana seguente sarebbero dovuti rimanere con il padre dal momento che sapevano che lei sarebbe andata alla Fiera di Milano.
Il passo falso
La donna, che aveva programmato il fatto, senza mai dirlo a nessuno, se non per telefono nel chiuso di una stanza della sua casa, iniziò a sospettare di essere spiata. I figli avevano infatti detto che era stato il padre a dirlo a loro. A quel punto la donna andò nella sua camera da letto e tagliò anche un filo dell’apparato di videosorveglianza nascosto. Furono poi le forze dell’ordine, qualche giorno dopo il fatto, a presentarsi in casa dell’uomo e a scoprire l’apparato di videocamere collegate ad un router. Da lì la denuncia per interferenza illecita nella vita privata. Un’accusa che l’uomo ha sempre negato ed ha ribadito nel corso dell’udienza finale di ieri, davanti al giudice Leonardo Bianco. «Quello era un semplice sistema di videosorveglianza interno per la sicurezza dei miei familiari e di chi abita in casa, non un modo per spiare la mia ex moglie», ha detto l’uomo. Il pubblico ministero però non gli ha creduto ed ha chiesto la sua condanna ad un anno e sei mesi. Il giudice ha invece derubricato il reato in tentativo. Da qui la condanna a 8 mesi di reclusione e al risarcimento della parte civile di 7400 euro. —
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