“Don Lego”, mattoncini per la parrocchia: «I miei lavori in mostra per beneficenza»

La curiosa passione di Matteo D’Arsiè, parroco di Carpesica, è diventata anche uno strumento di gioia e condivisione
Francesco Dal Mas
Don Matteo D’Arsiè con i suoi diorami di mattoncini Lego
Don Matteo D’Arsiè con i suoi diorami di mattoncini Lego

“Don Lego” lo chiamano, simpaticamente, i suoi ragazzi. Don Matteo D’Arsiè, una passione per il mattoncino fin da quando era bambino, continua a coltivare quest’hobby a 38 anni. Per la festa del patrono della sua parrocchia, Carpesica, ha organizzato di nuovo il “San Daniele Brick”, visitabile fino al 23 luglio nel salone della comunità.

Gli ha dato una mano l’artista del mattoncino, Carlo Faddel, di Oderzo. Ma la gran parte delle opere sono sue. Ecco la Torre Eiffel, di cui don Matteo va fierissimo, le più diverse basiliche, ma anche moschee. Non si contano i paesaggi che riproducono fedelmente quelli reali. «Mi dedico a questa passione nei pochi momenti liberi che il servizio pastorale mi permette. Lo faccio, spesso insieme ai ragazzi, perché ritengo che la testimonianza cristiana non debba essere qualcosa di barboso, ma, al contrario, di gioioso». Dunque, don Matteo gestisce la parrocchia di Carpesica e quelle di Cozzuolo e di Formeniga, nonché il piccolo borgo di Confin. Non solo.

Ogni giorno va in ospedale dove il vescovo lo ha assegnato come cappellano, tra l’altro molto apprezzato per la sua umanità, appunto gioiosa. In mostra, in questi giorni di festa, ci saranno oltre 50 diorami, un più artistico dell’altro, dalla perfezione quasi maniacale per quanto riguarda le dimensioni. C’è pure un aereo dell’Alitalia, non mancano i classici elicotteri. Don Matteo ha perso il conto di quante centinaia di migliaia di mattoncini sono passati per le sue mani.

Lui non lo confida, ma il suo amico Giancarlo Scottà, l’ex sindaco, spiffera che il don è diventato uno dei consulenti più ascoltati della Lego, perché di fatto sperimenta, crea, verifica l’utilizzo di nuovi materiali, compone creazioni sempre nuove. «La più grande soddisfazione? Ce l’ho quando un ragazzo passa dal laboratorio alla chiesa, o quanto meno accetta di pregare insieme a me. Questi mattoncini – è solito spiegare - stimolano la creatività in grandi e piccoli e possono essere usati anche per imparare strategie nuove per affrontare la vita reale: non sono solo un’evasione. Vogliamo anche ricreare un po’ di movimento intorno alla parrocchia dopo questi mesi di chiusure e di isolamento più o meno forzati». La mostra è ad ingresso libero, ma avrà comunque una cassetta per le offerte. «Contiamo sulla generosità dei visitatori per affrontare i costi della mostra: il surplus andrà a sostenere le opere parrocchiali». 

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