Don Adriano ucciso dalla Sla a 55 anni

VITTORIO VENETO. La Sla, Sclerosi Laterale Amiotrofica, si è portata via a soli 55 anni don Adriano Dall’Asta, parroco di numerose chiese tra Conegliano, Vittoriese e Quartier del Piave, ultimamente attivo al castello vescovile di Vittorio. Una malattia neurodegenerativa dal decorso rapidissimo e implacabile: gli era stata diagnosticata solo un anno fa. Don Adriano lascia la mamma, Maria, e alcune sorelle, che lo hanno accudito durante gli ultimi mesi della malattia, durante il suo ricovero nella casa di riposo “Papa Luciani” di Santa Lucia di Piave. Sarà il vescovo Corrado Pizziolo a celebrare le esequie, in programma nella cattedrale di Vittorio Veneto domani pomeriggio, alle 15. La salma sarà però sepolta nel cimitero di Col San Martino, a Farra di Soligo (sempre nella chiesa di Col San Martino, stasera alle 20, il rosario). È tra le colline di Farra, infatti, che ha avuto inizio la parabola umana e professionale di don Adriano, ricca di incarichi e impegni che ha dovuto abbandonare solo quando la Sla si è fatta più aggressiva, costringendolo per lunghi mesi su una sedia a rotelle. Presto avrebbe festeggiato i trent’anni da sacerdote: nato a Riva del Garda (Trento) il 26 gennaio 1959, era stato ordinato sacerdote nella chiesa arcipretale di Col San Martino l'8 dicembre 1984. Molte comunità locali, tuttavia, hanno beneficiato del suo incarico. Dopo l’ordinazione a Farra, è stato parroco a Revine Lago, e vicario parrocchiale a Santa Maria delle Grazie, a Conegliano. Già vicedirettore dell’Ufficio liturgico diocesano dal primo marzo 2013 al primo maggio 2014, è stato direttore della Casa di Spiritualità “San Martino di Tours”, a Vittorio Veneto, dal 2004 al 2 settembre 2013. È stato anche incaricato diocesano per il catecumenato, direttore del Centro di formazione al diaconato permanente (dal 2011 al 2012), cerimoniere vescovile e assistente spirituale dei diaconi permanenti (dal 2006 al 2011). Nella sua lunga storia, anche un’esperienza come monaco benedettino nell’abbazia di Praglia (Padova). Oggi i riflettori si sono accesi sulla Sla, grazie alle docce gelate delle celebrità di tutto il mondo, in una vasta campagna di sensibilizzazione. Ma fu addirittura papa Francesco, quando seppe della triste e dolorosa prova toccata a don Antonio, a rincuorarlo con una lettera inviata nel novembre 2013. Papa Bergoglio lo aveva rassicurato: «Prego per te».
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