«Disegni certamente autentici Chi li attacca lo fa solo per soldi»
Soldi, tantissimi soldi. Dietro la guerra sull’attribuzione a Francis Bacon dei due disegni esposti a Ca’ dei Carraresi nella penultima sala della mostra su El Greco - due «Crocifissioni», una a pastello, l’altra a matita, c’è soprattutto questo.
«Quei disegni sono certamente di Bacon», ha sentenziato ieri l’avvocato Umberto Guerini, arrivato a Treviso con faldoni di sentenze e libri, scritti da lui, per ripercorrere le vicende giudiziarie che hanno coinvolto la collezione di Cristiano Lovatelli Ravarino, da cui arrivano i due disegni esposti. Eppure la Francis Bacon Estate, che tutela le opere dell’artista inglese, ne contesta l’autenticità.
La storia.«Ma l’Estate è la lunga mano della Marlborough Fine Art», sostiene Serena Baccaglini, membro del comitato scientifico della mostra curata da Lionello Puppi e organizzata da Kornice, la società di Andrea Brunello. E quindi? «E’ necessario conoscere la storia di Bacon per capire. A un certo punto si è trovato in grossa difficoltà per debiti di gioco, a sostenerlo è stata proprio la Marlborough, che gli ha pagato i debiti facendogli firmare un contratto capestro. Bacon ha dovuto firmare tantissime opere per la Marlborough».
Eredità ed Estate.L’erede unico delle opere dell’artista irlandese, morto in Spagna nel 1992, è John Edwards, ultimo amante ufficiale di Bacon, che andrà a costituire un trust, i cui gestori sono Brian Clarke, Peter Hunt, esperto di finanza che curava gli affari di Edwards, e un terzo soggetto. «Saranno questi tre, a titolo personale, a formare la Francis Bacon Estate», spiega Guerini, «e questa nel 2007 ha rivendicato di avere registrato il nome Francis Bacon e una firma. Ma c’è di più. Le case d’asta internazionali non accettano di mettere all’asta opere che non abbiano ricevuto l’autorizzazione dell’Estate. Di fatto hanno costituito un cartello»
Cifre e quotazioni. La Francis Bacon Estate non riconosce i disegni lasciati a Ravarino, forse l’ultimo amante, nascosto, di Bacon. Una collezione di 730 disegni, «Un’opera di Bacon», prosegue il legale di Ravarino, «viene venduta mediamente a 40 milioni, un disegno vale tra il 10 e il 13% di un’opera. E’ chiaro che dietro a tutto ci sono esclusivamente questioni economiche». La ricostruzione dell’avvocato Guerini si sofferma poi sul fatto, non secondario, che i disegni di Ravarino «gli siano stati donati da Bacon con un atto di donazione inter vivos. E che la stessa Estate, pur tenendosi l’atto originale per 12 anni, non è riuscita a contestare. Se non ipotizzando che non sia stato firmato a Venezia. E nulla dicendo sulla veridicità della firma di Bacon».
L’ultima perizia. Resta la Corte di Cambridge che, nel 2012, ha stabilito, dopo aver ascoltato i massimi esperti inglesi, che «sei disegni appartenenti alla collezione italiana di Ravarino» fossero «contraffazioni». Ma per Guerini «la vicenda non era legata all’autenticità dei disegni, ma alla loro provenienza. In ogni caso è di pochi giorni fa la notizia che la Corte esprimendosi sulla stessa causa, ha sancito con una perizia grafologica di Ambra Draghetti, che sono autentici». Una vittoria per il legale bolognese, che dopo aver formato il trust Francis Bacon Drawings di Londra, gestisce i disegni lasciati a Ravarino. Quel che resta ai Carraresi è un intrigo su due opere che si trovano alla fine del percorso espositivo. Ma cui il curatore Lionello Puppi non ha voluto rinunciare: «Sono importanti per questa mostra. E non vedo perché avrei dovuto indicarli come “attribuiti” a Bacon, o usare altre forme ambigue. E’ dimostrato che sono sue».
Federico Cipolla
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