Diffamò Mauro Dal Zilio Lui la porta in tribunale

MOGLIANO
Un risarcimento di 50 mila euro per aver postato una frase diffamante nei confronti dell’allora sindaco di Quinto di Treviso, Mauro Dal Zilio, oggi assessore e vicesindaco. La frase incriminata si chiudeva con un «pezzo di m...». L’autrice, che adesso ne deve rispondere in un’aula del tribunale di Treviso, dove ieri si è aperto il processo mediante udienza filtro, è Daria Righetto, portavoce del gruppo Django. La cornice è quella relativa alle acque agitate del 2016, quando Dal Zilio era finito al centro di una violenta polemica proprio con il collettivo Ztl. Nello specifico Django accusava il sindaco leghista e tutta la sua compagine, di aver rifiutato l’arrivo di alcuni profughi, tra cui una donna incinta, davanti ai cancelli della Domus Nostra. Poi erano comparse scritte razziste davanti alla sede della Lega, gli episodi erano stati diversi. Successivamente il botta a risposta si era spostato su Facebook, con tanto di fuoco incrociato. Episodi che si erano susseguiti e che avevano richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Al sindaco, quella frase, come diverse altre, non è andata per nulla giù. Ed anche se ci vorrà del tempo – ha fatto sapere a margine – pretende il dovuto.
Spiega l’allora primo cittadino, che ieri ha atteso fuori dall’aula: «Ero stato preso di mira dal centro sociale, gli eventi sono stati diversi in quei mesi, ma ho agito in maniera trasparente e non accetto che mi vengano attribuite simili frasi». Insomma, non ha alcuna intenzione di mettersela via, tanto da portare l’autrice in tribunale.
Ieri la costituzione di parte civile, mediante l’avvocato Valter Duse. E la richiesta di risarcimento di 50 mila euro. Il vicesindaco rigetta, dopo anni, le accuse di aver respinto alcun profugo, ma solo di aver richiesto informazioni a chi quella notte guidava il pulmino che si era fermato davanti alla Domus Nostra.
«Prepareremo la nostra difesa» precisa l’avvocato di Daria Righetto, Giuseppe Romano «quanto scritto va contestualizzato nell’ambito di una situazione che era quella di una critica accesa e forte polemica verso l’amministrazione, vedremo cosa ha in mano il pm. Ci sono prove da portare in udienza». Non finisce dunque, qui. Anzi. Nel frattempo il processo è stato rimandato al 2022. E c’è il rischio, concreto, che scatti anche una eventuale prescrizione. —
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