«Dieci anni di indagini nella mia amata Marca»

Il colonnello Gibilisco si congeda dall’Arma dei carabinieri e va in pensione «Ho cercato ogni giorno di essere all’altezza della divisa che ho indossato»

Per il colonnello Salvatore Gibilisco è arrivato il giorno del congedo. Dopo quarant’anni di servizio dedicati all’Arma dei carabinieri, l’ufficiale che per 8 anni ha comandato la compagnia di Castelfranco e gli ultimi due li ha trascorsi alla guida del nucleo informativo dell’Arma si è congedato ieri con il grado di colonnello davanti al generale di Divisione Fabrizio Parrulli.

Non si tratta di un congedo qualsiasi. Gibilisco, infatti, è partito da Siracusa come carabiniere semplice e, nel corso della sua carriera, ha scalato le diverse gerarchie dell’Arma, fino ad arrivare nella Marca come ufficiale e farsi apprezzare per il suo acume investigativo e per le sue doti umane.

Quand’era a Castelfranco tutti lo ricordano quando, a capo della compagnia dell’Arma castellana, condusse le indagini sull’efferato omicidio di Iole Tassitani, che si concluse con l’arresto di un falegname di Bassano del Grappa, e sul sequestro di una bambina cinese liberata a Milano, oltre alla soluzione di diversi altri delitti.

Ma poi nel nucleo informativo al comando provinciale di via Cornarotta a Treviso ha avuto modo di occuparsi di temi scottanti come l’antimafia, il terrorismo internazionale e l’estremismo politico. «Un lavoro sottotraccia - spiega il colonnello Gibilisco - oscuro ai mezzi di informazione ma che ha contribuito ad arricchirmi professionalmente e a constatare quanto lavoro all’ombra vi sia da parte delle forze dell’ordine per garantire la sicurezza dei cittadini».

Riavvolgere il nastro dei 40 anni di vita nell’Arma per il colonnello Gibilisco non è facile e i ricordi fanno spazio all’emozione. «È un lavoro - racconta l’ufficiale - che ho amato e che mi ha ripagato con tante soddisfazioni. Lascio un pezzo del mio cuore nell’Arma. Se riavvolgo il nastro della mia vita da carabiniere cosa vedo? Mi vedo quando, all’età di 19 anni, sono arrivato a Roma da Siracusa per frequentare la scuola Allievi carabinieri, quando poi come maresciallo ho comandato prima la stazione di Solesino e poi la sezione di polizia giudiziaria della pretura di Monselice».

Nel 1999 la svolta nella carriera: ha vinto un concorso per diventare ufficiale nell’Arma, quindi un peregrinare tra i comandi del Nord Italia come Varese, Rovigo e Castelmassa. Poi, l’arrivo a settembre 2007 nella Marca a Castelfranco come comandante di Compagnia. «Con la provincia di Treviso - spiega - è stato amore a prima vista. Dei trevigiani ho sempre ammirato la laboriosità e la dedizione alla famiglia».

E se gli si chiede ora cosa farà in pensione, Gibilisco risponde prontamente: «Sicuramente non starò in pantofole a leggere libri, a darmi al giardinaggio o a giocare a carte. Qualcosa in mente già ce l’ho. Mi piacerebbe fare qualcosa per i giovani e per la comunità. Sfruttare le mie conoscenze di 40 anni di Arma per diffondere la cultura della legalità, per sensibilizzare le persone al rispetto delle istituzioni e per trasmettere la passione per l’investigazione».

In una lettera aperta inviata ai media, l’ufficiale dell’Arma ha scritto poche e significative parole che dimostrano il suo attaccamento alla Benemerita. «Da domani (oggi, ndr), si concluderà un lunghissimo tratto della mia vita professionale trascorso al servizio di una grande e luminosa istituzione. Me ne sono innamorato da giovanissimo e l’Arma mi ha ricambiato ripagandomi con grandissime soddisfazioni. Le sono rimasto fedele per oltre 40 anni cercando ogni giorno di essere all’altezza della divisa che ho indossato e di incarnare al meglio i suoi elevati valori».

Smessa la divisa, il colonnello Gibilisco continuerà a lavorare per la comunità. Del resto, anche per lui vale il detto che si rimane carabinieri per tutta la vita, senza mai andare in congedo. —



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