Diadora, spiragli sulla cassa integrazione
Donazzan ai sindacati: sì alla proroga se sarà ricollocata almeno metà degli 84 dipendenti

Elena Donazzan e i dipendenti Diadora riuniti per la veglia di Natale. Sotto, la giunta Muraro
TREVISO.
Apertura della Regione sul caso Diadora. Ieri l'assessore regionale al lavoro Elena Donazzan ha dato la sua disponibilità per la concessione della cassa in deroga di altri 6 mesi agli 84 lavoratori della ditta fallita, «a patto però che si avvii un nuovo piano di ricollocazione». Uno squarcio sull'attuale normativa regionale destinato a diventare un caso.
Dopo 18 mesi di cassa, il cui termine era il 27 dicembre, 84 lavoratori del ramo «morto» della Diadora (in buona parte impiegati) tornano a sperare in un prolungamento delle coperture attraverso un accordo sulla cassa in deroga, concertato ieri in Regione. «Si tratta di altri 6 mesi che secondo la nuova normativa regionale non potrebbero essere concessi perché l'azienda è fallita - spiega il segretario della Uil di Treviso Antonio Confortin - ma grazie ad un cavillo, con buona probabilità, riusciremo a spuntarla. Se avviamo un nuovo piano di ricollocazione per una parte di questi lavoratori, la Donazzan è disposta a far rientrare il caso Diadora tra quelli ammissibili, come previsto da un capitolo della nuova regolamentazione stipulata questo dicembre». Al momento i rappresentanti dei lavoratori parlano di poco più di una decina di assunzioni offerte dalla Lir, la cassaforte di Mario Moretti Polegato (Geox) che aveva già acquisito il ramo sano dell'azienda di abbigliamento (scaricata cioè dal fardello dei debiti) portandosi dietro 95 lavoratori, messi sotto contratto dalla newco Diadora Sport srl, mentre altri 81 lavoratori hanno trovato nuova collocazione in altre aziende. Si tratta quindi di un numero marginale di ricollocati, distante ancora dal livello minimo chiesto dalla Donazzan: «Perché ci sia il mio via libera servono requisiti precisi: un piano di rioccupazione continuo nel tempo e un numero non marginale di contratti, diciamo 40 - sottolinea l'assessore -. Per questo ho dato tempo fino all'11 gennaio ai sindacati che dovranno portare nero su bianco gli eventuali impegni da parte di Geox o di chi per loro. Resto comunque della mia opinione: la cassa in deroga non è la panacea di tutti i mali, anzi, i lavoratori delle aziende che cessano l'attività e falliscono avranno a disposizione la mobilità, che è comunque un ammortizzatore. Non possiamo offrire spazio al puro assistenzialismo. Dobbiamo destinare le risorse alla formazione e altre politiche attive. Se altri casi si faranno avanti, e penso a Fervet o a Fonderie del Montello, verranno discussi e valutati uno per uno». Quello di Diadora rischia di diventare un caso di scuola: una sorta di deroga alla deroga che apre una stagione di lunghe e difficili contrattazioni tanto a livello sindacale quanto a livello politico. «Ci muoveremo per arrivare a un numero consistente di ricollocati - afferma Paolino Barbiero della Cgil - avvieremo una serie di contatti anche con le coop della logistica legate a Geox e chiediamo a Unindustria di sondare il terreno con altre aziende del Montebellunese».
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso
Leggi anche
Video