Deluso d’amore, si spara Muore dopo cinque giorni

ALTIVOLE
Non ce l’ha fatta Mattia Visentin, il ventiduenne di Altivole che nella notte tra domenica e lunedì scorsi si era sparato un colpo di pistola alla testa. Il suo cuore ha cessato di battere ieri, dopo cinque giorni di ricovero nella terapia intensiva prdella neurochirurgia dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. La situazione dal punto di vista medico era già disperata quando il giovane era giunto in ospedale: solo un miracolo avrebbe potuto mantenerlo in vita e comunque non in condizioni tali da poter condurre una vita normale.
La famiglia ha autorizzato l’espianto degli organi: la vita di Mattia potrà dunque salvare altre vite umane.
A Caselle di Altivole, dove Mattia viveva, la notizia della tragedia si era diffusa già nella mattinata di ieri, lasciando costernati tutti coloro che lo conoscevano e lo stimavano.
La domanda che tutti si sono posti è perché Mattia abbia compiuto un gesto così estremo, un gesto assolutamente imprevedibile. E tutto porta a qualcosa successo nelle ultime ore della sua vita. Si parla di problemi sentimentali: forse una forte delusione.
Figlio unico, Mattia attualmente lavorava come impiegato nella società edile della famiglia. Appassionato di sport, faceva palestra. Tutti lo ricordano come un ragazzo in gamba, molto coscienzioso.
Tra questi anche il sindaco di Altivole Silvia Rizzotto. «Ci eravamo incrociati per l’ultima volta uno o due giorni prima della tragedia – racconta – era un bravo ragazzo, come tutti possono testimoniare a Caselle. Stiamo vivendo un grande dolore per quanto è successo e per la quale al momento non c’è un perchè». Mattia ha deciso di togliersi la vita nelle prime ore di lunedì scorso utilizzando una pistola a uso sportivo, regolarmente detenuta in casa insieme ad altri armi di questo tipo, rispettando tutte le norme di sicurezza, ovvero tenendole sotto chiave in un armadio apposito dove solo lui poteva avere accesso.
Lo sparo in piena notte ha richiamato l’attenzione di una parente che ha chiamato i soccorsi. Subito è intervenuto il Suem e i carabinieri di Riese e di Asolo: Mattia giaceva a terra in un lago di sangue, accanto la pistola. La situazione è subito apparsa disperata, anche se il suo corpo continuava a dare segni di vita. Poi la folle corsa all’ospedale di Treviso e il ricovero in terapia intensiva. Ma già era chiaro che la sua sopravvivenza era legata ad un sottilissimo filo: in questi cinque giorni l’attività cerebrale era appena percettibile. Ieri, purtroppo, l’ultimo respiro. Al momento non è stata ancora fissata la data dei funerali che si terranno a Caselle d’Altivole.
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