Delitto Tassitani L’agenda di Iole sparita nel nulla

I dubbi di Luisa: «Il diario di mia sorella distrutto da Fusaro» E l’appello: «Dateci gli oggetti appartenuti alla nostra cara»
Di Nicola Endimioni

CASTELFRANCO. Iole Tassitani aveva sempre con sé un’agenda, rilegata in cartoncino, con dei fiori disegnati su uno sfondo beige. Tra quelle pagine annotava numeri, scadenze e impegni. Quell’agendina però non è mai stata trovata. Non è stata trovata nell’appartamento di via Delle Forche dove l’impiegata viveva. Non è stata trovata nello studio notarile del padre in via Cappuccini, dove la giovane lavorava. E non è stata trovata neppure nell’abitazione e nel garage di Michele Fusaro in via Carducci a Bassano, dove Iole nel dicembre 2007 fu detenuta, uccisa e fatta a pezzi. Di quel piccolo diario privato, in cui forse la donna raccontava e si raccontava, non c’è traccia da alcuna parte. E non c’è traccia neppure nel lungo elenco di oggetti e reperti sequestrati dagli investigatori, sia al momento della scomparsa dell’impiegata, sia al momento dell’arresto dell’assassino. «Ormai ci siamo convinti che l’agenda sia stata trovata e distrutta da Fusaro», dice Luisa Tassitani, sorella della vittima, spiegando che la sera del rapimento Iole aveva con sé proprio la borsa in cui, oltre a chiavi, ipod e occhiali, teneva il suo diario. Senza contare che - cinque giorni dopo il sequestro della figlia del notaio e quattro giorni prima dell’arresto - in via Vecchia, a pochi metri da casa, vicino a una canaletta Fusaro accese un rogo per bruciare i vestiti che l’impiegata indossava all’uscita dal lavoro la sera del 12 dicembre, il seghetto e i teli che lui stesso aveva utilizzato per depezzare il cadavere. L’ipotesi più probabile è che il killer abbia gettato tra le fiamme anche l’agenda di Iole, forse perché tra quelle pagine l’impiegata conservava ancora qualche vecchio appunto relativo al falegname con il quale aveva lavorato nella primavera del 2006 per un’agenzia di vendite a domicilio. E con il quale però non si sentiva dal Natale precedente ai fatti, quando lei inviò soltanto una risposta di cortesia a un suo sms di auguri. «Non abbiamo alcuna speranza di riavere quel diario», aggiunge Luisa Tassitani, pronta a battersi per tornare in possesso degli altri effetti personali di Iole che (a distanza di quattro anni e mezzo dai fatti e a un anno dalla condanna definitiva del suo killer) devono ancora essere restituiti alla famiglia. Come ad esempio la collanina trilogy che la giovane aveva ricevuto in dono dalla madre e che portava sempre orgogliosa al collo. «Ci sono state ordinanze del giudice, solleciti dei carabinieri, istanze della difesa. Tutto inutile. Se qualcosa non si muove sono disposta ad andare a bussare personalmente ad ogni porta di ogni ufficio », afferma la sorella di Iole, che non esclude neppure il ricorso ad una denuncia penale. «Dopo il nostro appello, soltanto il capitano dell’Arma Salvatore Gibilisco ci ha chiamati», conclude Luisa, «Ma quello che potevano fare i carabinieri lo avevano già fatto, e da tempo. L’inghippo sta altrove».

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