De Stefani fa un esposto «Punito per il salumificio»

L’oste si rivolge alla Procura: «Una vicenda assurda, che ebbe inizio quando fecero controlli alla mia azienda». Multa milionaria, ma poi ha vinto il ricorso
Guerretta Santo Stefano Di Barbozza Osteria Senza Oste Cesare De Stefani titolare
Guerretta Santo Stefano Di Barbozza Osteria Senza Oste Cesare De Stefani titolare

VALDOBBIADENE. Oltre cinquanta pagine di registrazioni, conversazioni, racconti dettagliati di anni di lotta con il Fisco. Un esposto pieno di dati, ma scritto con il cuore, da Cesare De Stefani. Ieri l’oste “fantasma” di Valdobbiadene ha reso pubblico il documento, datato 12 gennaio e indirizzato, tra gli altri, a Procura della Repubblica, Direzione Centrale dell’Agenzia delle Entrate, Comando provinciale della Guardia di Finanza, Usl 8. Perché la sua battaglia con il Fisco va avanti da anni, e non riguarda solo l’Osteria Senza Oste: i 62mila euro di multa per il rustico di Santo Stefano sono solo la punta dell’iceberg di un contenzioso iniziato nel 2011, che comprende anche l’attività principale di De Stefani, cioè il suo salumificio in centro a Guia, e per il quale sono in gioco svariati milioni di euro. Un contenzioso, soprattutto, che ha portato sei persone alla disoccupazione: tanti sono i dipendenti di De Stefani che hanno perso il lavoro, a causa del crollo del volume d’affari del salumificio.

L’esposto si apre con le parole di De Stefani: «Quella che mi accingo a riferire è una vicenda, per certi aspetti incredibile e kafkiana, che dovrebbe mettere in allarme tutti i contribuenti (soprattutto piccoli imprenditori) soggetti ai controlli dell’Agenzia delle Entrate». Un inizio da romanzo, e i fatti narrati nell’esposto, in effetti, possono sembrare frutto dell’immaginazione letteraria di qualcuno. De Stefani allega le foto dei luoghi di cui parla: uffici e laboratorio del salumificio, e abitazione del suo titolare, sono tutti su uno stesso edificio. Non proprio una villa milionaria, piuttosto un modesto appartamento a Guia. Anche le foto dell’Osteria parlano da sole: uno stanzino rustico di dieci metri quadrati, con un arredamento essenziale. «Una vicenda che farebbe sorridere», sottolinea De Stefani, «se non avesse già provocato la disperazione di alcune famiglie».

Tutto inizia il 12 gennaio 2012, con la verifica dell’Agenzia delle Entrate di Treviso, che prescrive l’esame delle scritture contabili e l’esibizione di tutti i registri. Nelle decine di pagine che seguono, De Stefani evidenzia una serie di incongruenze, a suo dire, emerse durante i controlli. Secondo l’imprenditore, per esempio, il Fisco avrebbe conteggiato 50mila budelli in più di quelli effettivamente acquistati. Si arriva alla contestazione della presunta evasione: circa otto milioni di euro all’anno. Dopo il ricorso contro la multa di circa due milioni di euro, inizia la bufera sull’Osteria senza Oste. De Stefani riporta integralmente le conversazioni con i funzionari del Fisco, registrate per tenere traccia di ogni singola parola. La vertenza, nel frattempo, ha conseguenze drammatiche sul piano occupazionale. Banche e fornitori del salumificio perdono la fiducia nell’attività, il fatturato crolla: meno 500 mila euro nel secondo semestre 2012, crollo di un milione di euro nei primi dieci mesi del 2013. Nel 2012 restano a casa tre dipendenti, altri tre nel 2013, quando dieci vanno in cassa integrazione, con la prospettiva di licenziarne altri cinque. Il 6 maggio 2013, però, la Commissione tributaria di Treviso accoglie il ricorso di De Stefani. Per il salumificio, è la fine dell’incubo. Di lì a pochi mesi, sarebbe scoppiata la bomba dell’Osteria.

Andrea De Polo

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