De Conto sul deltaplano senza paracadute
Rabbia di parenti e amici: «Si sarebbe salvato». Si è rotta un'ala del mezzo

I resti dello Streamer precipitato a Collagù e Flavio De Conto
MIANE.
Tra dolore e rabbia. Così si sono risvegliati ieri i parenti e gli amici di Flavio De Conto, il 45enne imprenditore di Campea, morto venerdì pomeriggio alla guida del suo deltaplano precipitato a Collagù. Il dolore per la perdita di un marito, di un familiare, di un amico. La rabbia per una morte incredibile, secondo le prime ricostruzioni, più unica che rara. E per questo ancora più difficile da accettare, per tutti, specie per chi ne ha condiviso la passione per il volo. La domanda che ci si pone ora è questa: un paracadute poteva evitare la fine prematura? Secondo i compagni della pista di volo «La carlona» di La Bella di Follina, un nome che accompagna lo spirito goliardico dei piloti, con ogni probabilità un paracadute poteva strapparlo alla morte. E' lo stesso Daniele Dalla Libera, responsabile della pista follinese da cui gli ultraleggeri decollano ed atterrano, a confermare l'ipotesi. «Nella mia esperienza ho assistito a tre incidenti di volo con i deltaplani a motore - dichiara Dalla Libera, coetaneo dell'uomo deceduto - In tutti e tre i casi il pilota si è salvato grazie al paracadute. Credo che anche Flavio si potesse salvare se lo avesse installato a bordo. Nonostante le norme non lo abbiano ancora reso obbligatorio, noi ce l'abbiamo nei nostri mezzi. Lo stesso Flavio ce l'aveva nel suo vecchio deltaplano, ma non l'aveva ancora installato su quello nuovo. Ma sono solo ipotesi che non cancellano un profondo dolore». C'è incredulità anche per la dinamica che, dopo le testimonianze e le prime considerazioni tecniche, sta prendendo corpo ovvero quella del cedimento strutturale. «Da quel che mi risulta - chiude Daniele Dalla Libera - l'azienda produttrice, in 30 anni di attività, non ha mai avuto problemi del genere. Incredibile». Il deltaplano sarebbe precipitato per un problema strutturale, la rottura di un'ala, forse di un tubo, di una vite o di una saldatura. Sta di fatto che i viticoltori che stavano lavorando nei vigneti di Collagù, nonché alcuni escursionisti, hanno prima udito un gran botto e poi hanno visto un'ala abbassarsi sensibilmente. In un battito di ciglia il velivolo ha cominciato ad avvitarsi su se stesso, perdendo quota istantaneamente. Quando il compagno di uscita che lo seguiva su un altro velivolo, il carrozziere Guerrino «Jeki» Bernardi di Premaor, si è reso conto di quanto stava accadendo, De Conto era già precipitato. Bernardi non ha potuto far altro che verificare il punto di caduta, proprio in uno spiazzo ai margini della strada che da Farra sale a Collagù, rientrare alla base e chiamare i soccorsi. De Conto è precipitato da un'altezza di 250-300 metri, sufficienti a scollinare il Collagù e a raggiungere il Quartier del Piave. Gli inquirenti, che hanno proseguito per ore venerdì sera gli accertamenti sul punto di caduta, valuteranno anche le indicazioni del navigatore satellitare installato a bordo dello «Streamer», il deltaplano a motore di produzione tedesca, immatricolato da De Conto a fine 2010. In attesa del nulla osta della magistratura, amici e familiari sono ancora sotto choc. Flavio De Conto era sposato con Sonia, cassiera al supermercato «Interspar» di Soligo, ed era titolare di un'azienda di autotrasporti e vendita legname con sede in via Sottoriva, a La Bella, a pochi metri dal campo di volo.
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