Damiano: mai accusato Maniero di stupro

Il questore replica a Felicetto: «Vuole portarmi in tribunale? Lo faccia, io in aula ci vivo»
Sopra il questore Carmine Damiano. A sinistra Felice Maniero
Sopra il questore Carmine Damiano. A sinistra Felice Maniero
 La querela di «Faccia d'Angelo» Felice Maniero? «Parlano le carte e le firme sugli atti». Il questore di Treviso Carmine Damiano non usa tanti giri di parole per rispondere alle accuse dell'ex boss della mala del Brenta. E mostra i muscoli: «Vuole portarmi in tribunale? Nessun timore, in aula ci vivo».
 Siano vecchie acredini tra boss e sbirro, o voglia di continuare il testa a testa anche dopo il processo e il carcere, fatto sta che il botta e risposta tra il questore di Treviso e Felice Maniero ha creato parecchi mal di pancia e un bel po' di rabbia. Ieri, dopo la minaccia di querela da parte dell'ex numero uno del Brenta, l'ex comandante della Squadra mobile di Padova ha deciso di rispondere per le rime.  «Maniero dice di non conoscermi? Quella contro la mala del Brenta è stata un'attività della polizia testimoniata dai numerosi rapporti di polizia - ha detto - e sotto c'è la mia firma». Così, aggiunge, come in calce agli atti e alle denunce seguite alla sua fuga dal carcere dopo la prima cattura. E per stroncare il boss chiama in causa le aule di tribunale, «dove sono stato testimone nel corso di numerose udienze, anche davanti alla Corte d'Assise di Venezia». Deposizioni «fondamentali», spiega il questore di Treviso, che Maniero ignorerebbe a proposito e che «sono riunite in atti pubblici».  Non si tira indietro nemmeno davanti all'accusa più dura mossagli da Faccia d'Angelo, che lo censura per averlo legato allo stupro ai danni di una donna durante una rapina in una villa della Guizza a Padova. «Quanto allo stupro io non ho mai chiamato in causa direttamente Maniero, ma l'operato di una banda - replica secco - lui vuole trascinarmi in tribunale? Per adesso lo vedo solo scritto sui giornali, e in ogni caso non ho alcuna paura. Io sono uno che con i tribunali ci convive quotidianamente».  Un appunto, tagliente, anche sulle parole con cui l'ex boss ha definito «un incidente» la morte di Cristina Pavesi (la ragazza di Conegliano vittima dell'assalto al treno di Vigonza il 13 dicembre del 1990). «C'è una ragazza che è morta - replica il questore di Treviso - e c'è una famiglia alla quale nessuno ha ancora presentato le scuse, e che nessuno ha ancora risarcito. Le parole di Maniero sono assurde».  Ora si tratta di capire se lo scontro tra i due storici rivali finirà nuovamente nelle aule del tribunale o terminerà con il botta e riposta pubblico. Faccia d'Angelo, per bocca del suo legale Maurizio Scattolin a cui avrebbe affidato la querela, ha detto di essere pronto a chiedere un milione di euro di danni da devolvere, se vincerà la causa, ai frati di Assisi.  

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