Dalla “Nea” a Tokyo è Luca Fantin lo chef dell’anno

Il 35enne di Silea ha vinto il prestigioso premio indetto da “Identità Golose”. La sua consacrazione in Giappone
Di Federico Cipolla

SILEA. Né Cracco nè Barbieri, lo chef migliore del 2014 è Luca Fantin. Il 35enne di Silea, executive chef al Bulgari Restaurant nella Ginza Tower di Tokyo, è stato eletto “Chef dell’anno” dalla guida “Identità Golose”. Fantin sembra la prova lampante di quanto sia vero che nessuno è profeta in patria. Un po’ per l’età, un po’ perché l’affermazione definitiva l’ha ottenuta lavorando in Giappone, lo chef di Silea non è certo dei più noti nel Belpaese, tanto che per molti, critici enogastronomici e chef stessi, era un outsider. «Fantin? Fantin chi?», si sono chiesti sorpresi al momento della proclamazione alcuni tra il pubblico. Certo il suono di “Chef Fantin” non dà quel tono prestigioso dei vari “chef Bottura, Marchesi, e Oldani”. Ma è solo un cognome. Dietro c’è altro: un enfant prodige (a 33 anni la prima stella Michelin non è da tutti) su cui molti nel settore sono pronti a scommettere.

Nonostante abbia fatto fortuna in Giappone, la sua formazione e la sua cucina hanno profonde radici italiane, anzi trevigiane. La sua prima volta dietro ai fornelli è stata all’Osteria Nea di Silea, poco lontano da casa, a 13 anni. Ha iniziato come cameriere, ma la timidezza lo ha portato a “nascondersi” in cucina. I piatti della nonna e della mamma, l’hanno convinto che lavorare tra pentole e padelle non era poi così male. Alle superiori si è iscritto all’alberghiero di Treviso, di cui sottolinea sempre l’aiuto fondamentale del professor Carlomagno: «Ricordo che capitava di trovarsi in cucina con un pollo per dodici persone. Cosa puoi imparare in questo modo? Ho avuto la fortuna che il professor spendeva di tasca sua e trovava tutti i modi possibili per avere il materiale sui cui insegnare», ha raccontato in un’intervista alla “Tribuna” qualche tempo fa.

Dopo l’alberghiero Fantin ha spiccato il volo. Prima esperienza in una vera cucina alle Marcandole di Salgareda, e poi lo “stress test”: uno stage in una cucina stellata, Al Bersagliere di Massimo Ferrari, a Goito, nel Mantovano. Lì ha capito che quello che cercava non erano solo padelle, pentole e un ristorante, ma l’alta cucina. Ha quindi lavorato prima con Carlo Cracco a Milano per un anno, poi dal maestro dell’alta cucina Italiana, all’Hostaria dell’Orso, con Gualtiero Marchesi.

Poi la Spagna, a Santander nel mitico Mugaritz, in una brigata da 30 persone per servire 30 clienti. E finalmente è arrivato il posto dove iniziare a sperimentare e inventare. Heinz Beck lo ha voluto a Roma, come “sous chef”. Nel 2008 la chiamata da parte del Bulgari Hotel, dove due anni fa la guida Michelin gli ha dato la prima stella.

Ma in Italia se n’è sentito parlare poco: timido, lontano dallo starsystem e dai talent. Almeno una volta all’anno torna a Silea a salutare i genitori, papà Ireno e mamma Norina, un anno fa si è sposato a Treviso con Emi, una ragazza giapponese. E pochi giorni fa in Italia è tornato per ritirare il premio di “Chef dell’anno”, tra 678 ristoranti giudicati dalla guida, sparsi in 33 paesi. Dove la domanda “Fantin chi?” non si sentirà ancora per molto.

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