Cucina in tivù la «sopa coada», denunciato Carlo Cracco

E se domani, dalla tradizione culinaria trevigiana, dovesse sparire la rinomatissima (e gustosa) sopa coada? Se la zuppa di piccione – perchè tale è – dovesse essere depennata dal menù di tutti i ristoranti tradizionali che dentro e fuori Treviso l’hanno cucinata, interpretata e corretta per il gusto di turisti e tradizionalisti?
Non sono domande oziose ma dubbi concreti. A porseli in questi giorni è prima di tutti il famosissimo chef Carlo Cracco, uno dei principali alfieri della cucina italiana nonchè giudice senza scrupoli dei reality Tivù. Da qualche giorno infatti Cracco è sotto la lente d’ingrandimento dei giudici con l’accusa di violazione delle norme sulla tutela degli animali e istigazione a delinquere proprio per aver portato in televisione la famosa zuppa trevigiana.
Tutto inizia infatti il 14 gennaio quando Cracco cucina un piatto “gourmet” davanti alle telecamere di Masterchef come dimostrazione per i concorrenti. La puntata è seguitissima, e così pure le indicazioni dello chef.
Detto fatto: gli animalisti davanti alla televisione prima strabuzzano gli occhi, poi prendono carta e penna e vanno dai legali. «"Nessuno discute che Carlo Cracco sia un grande chef» sottolinea il presidente dell’associazione Aidaa ( Associazione italiana difesa animali e ambiente) Lorenzo Croce, «ma il fatto che vada in tv a presentare un piatto a base di carne di piccione che è un animale protetto dalla legge nazionale ed europea rappresenta un reato penalmente rilevante, che non potevamo far finta di non vedere». Scatta la denuncia a cui gli ambientalisti corredano anche l’«istigazione»: «la diffusione di tale filmato criminoso ha istigato altri cittadini a compiere tali crimini». Ora la sopa sarà tra le speci-ialità in estinzione?
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