«Così vorrei cambiare la televisione italiana»

L’attore castellano Fabio Sartor: «Sono più interessato al web, ma l’idea di una guida è vincente»
DeMarchi Castelfranco l'attore Fabio Sartor con la sua bicicletta
DeMarchi Castelfranco l'attore Fabio Sartor con la sua bicicletta

TREVISO. C’è anche Fabio Sartor a dare il suo “in bocca al lupo” a Tvzap, il nuovo settimanale dedicato alla televisione, ma non solo, targato “tribuna di Treviso”. Nato artisticamente in teatro, l’ attore di Castelfranco (61 anni) ha lavorato molto per il cinema e la televisione. Da non dimenticare, sul grande schermo, i suoi ruoli in produzioni straniere quali “Il ventre dell’architetto” del cineasta Peter Greenaway, “La partita - La difesa di Lužin” di Marleen Gorris e soprattutto la partecipazione al tanto discusso “La Passione di Cristo” di Mel Gibson.

Sartor ha fatto parte anche del cast di “Nirvana”, con la regia di Gabriele Salvatores, comparendo poi in numerose fiction televisive. Una riflessione sul mondo catodico, quella dell’attore castellano trapiantato a Roma, che abbraccia più aspetti: «Se devo essere onesto, non sono mai stato un grande fan della televisione. Non per snobismo. Ma se riguardo indietro anche alla mia storia personale mi rendo conto di non essere stato mai un vero fruitore interessato del mezzo. Un’abitudine che mi porto dietro da tanti anni, ormai; per carità, qualcosa ho guardato nel corso del tempo, ma non mi posso certo definire un teledipendente. Sono molto più interessato al web. Certo, l’idea di una guida televisiva a un prezzo così basso può essere un’idea vincente e oltremodo interessante». Sartor si sofferma sul futuro, con un pensiero al Veneto e alle cose da fare: «Il 2016 sarà un anno un po’ particolare per me, non dico sabbatico ma nemmeno totalmente attivo. Diciamo di pausa. Nel 2015 ho seguito un progetto teatrale cui tenevo molto, con Peter Stein; quando poi si sta un po’ fuori dal giro si deve mettere in conto che per un breve periodo ci si può fermare. Soprattutto quando torno in Veneto tornano in mente altre cose, altre priorità, verrebbe voglia di fare qualcosa di nuovo. Lo stesso discorso che faccio con i miei amici quando sono a Roma: lì si è concentrati totalmente sulla televisione, ma quando mi sposto qui capisco che ci sono tanti altri problemi, storie, situazioni. Sarebbe bello poter variare anche nel mio mestiere. Ma purtroppo la televisione italiana è consolidata su certi format, ancorata a storie sempre molto simili: se si toglie il vestito, lo scheletro rimane sempre quello». Sartor chiude così su TvZap: «Pubblicatelo anche online, soprattutto gli inserti speciali sul cinema!».

Tommaso Miele

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